Fosche previsioni dal rapporto dell'organizzazione per il lavoro sulle Tendenze globali dell'occupazione: stimato a 67 milioni il deficit mondiale di impieghi scavato dalla recessione. E il trend continua a crescere. In Italia volano i contratti part-time. Il direttore generale: "Dramma giovani, senza lavoro il 12,6%".
MILANO - Il numero di disoccupati nel mondo continua a salire e dovrebbe superare quota 200 milioni nel 2013 per sfondare il muro dei 210 milioni nei prossimi cinque anni. L'allarme arriva dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che nel suo ultimo rapporto sulle Tendenze globali dell'occupazione stima a 67 milioni il deficit mondiale di impieghi scavato dalla crisi. Ad alimentare i problemi è il contagio della crisi in Europa che si è diffuso in tutto il mondo, con effetti devastanti su crescita e occupazione. E - ancora peggio - l'Italia è uno dei paesi dell'Unione europea dove negli ultimi anni si è registrato il maggior aumento del ricorso a contratti part-time: "Nella Ue, il totale dei lavoratori part-time rispetto a tutti gli occupati è salito dell'1,7% tra il secondo trimestre del 2007 e il secondo trimestre del 2012, con un aumento dello 0,4% solo nell'ultimo anno. In Irlanda la quota di lavoratori part-time è salita del 5,7%, mentre si è registrato un aumento tra il 3 e il 4% in Austria, Cipro e Italia".
Il 2012 - afferma l'Ilo - ha registrato 4,2 milioni di disoccupati in più rispetto al 2011 per un totale di oltre 197,3 milioni ed un tasso di disoccupazione del 5,9%. Inoltre, in cinque anni dallo scoppio della crisi finanziaria globale, il numero di disoccupati nel mondo è cresciuto di 28 milioni, cui si sommano i 39 milioni di persone che hanno smesso di cercare un lavoro perchè scoraggiate. Il deficit di impieghi della crisi sale quindi a 67 milioni. La tendenza non va nella giusta direzione.
Nonostante una moderata ripresa della crescita della produzione prevista per il 2013-14, il tasso di disoccupazione dovrebbe ancora aumentare con una crescita del numero di disoccupati in tutto il mondo pari a 5,1 milioni nel 2013, per un totale di oltre 202 milioni cui si sommeranno altri 3 milioni nel 2014. "Un quarto dell'aumento di disoccupati registrato nel 2012 dipende dalle cosiddette economie avanzate, il resto arriva dalle altre regioni ed in particolare nell'Estremo Oriente, nell'Asia del Sud e nell'Africa subsahariana", afferma l'Ilo.
Le regioni che sono riuscite ad evitare un aumento della disoccupazione hanno spesso registrato un peggioramento della qualità del lavoro, ed un aumento del lavoro vulnerabile e del numero di lavoratori sotto o molto vicini alla soglia di povertà.
L'Ilo sottolinea anche un preoccupante divario tra le competenze di chi cerca un impiego e le qualifiche richieste dai nuovi lavori. Si tratta di una realtà che colpisce anche i giovani. E proprio la disoccupazione giovanile è tra i fenomeni più inquietanti, ha detto il direttore generale dell'Ilo, Guy Ryder. Tra i 15-24 anni, i disoccupati sono quasi 74 milioni pari a un tasso di disoccupazione del 12,6%: "Desta particolare preoccupazione", afferma l'Ilo, il fatto che sono sempre di più i giovani che sperimentano una disoccupazione di lunga durata. Nelle economie avanzate, circa il 35% è rimasto fuori dal mercato per almeno 6 mesi: aumentano quindi gli scoraggiati che abbandonano la ricerca. Per il capo dell'Ilo, la lotta alla disoccupazione giovanile deve essere la "priorità tra le priorità". Ai livelli attuali si tratta di un "dramma umano di dimensioni inaccettabili" e un possibile pericolo per la stabilità sociale, ha affermato