Cresce il fenomeno dell'immigrazione in Italia, ma cresce anche la percezione di insicurezza nei cittadini italiani, soprattutto fra gli anziani. L'acuirsi delle diffidenza viaggia di pari passo con il diffondersi di luoghi comuni e di stereotipi che disegnano l'immigrato come pericoloso, inaffidabile, usurpatore, immaginandolo quasi sempre uomo, musulmano, marocchino o albanese. Ma la realtà ci indica che metà degli immigrati sono donne, di religione cristiana o cattolica, proveniente soprattutto dall'Est, moltissime impegnate nelle famiglie coinvolte nella cura di anziani molti dei quali non autosufficienti. Ci sono 250.000 badanti iscritte all'Inps, ma sono circa un milione gli assistenti familiari, irregolari compresi.
L'Auser con questo progetto vuole portare il suo contributo per abbattere i muri del pregiudizio e della diffidenza che danneggiano e ostacolano la convivenza, costruendo percorsi di informazione e processi di conoscenza diretta tramite incontri tra i propri associati, le famiglie e i gruppi di immigrati presenti nel territorio. Per superare diffidenze, paure, difficoltà di relazione.
"Abbiamo scelto di puntare sulle buone pratiche con la consapevolezza di quanto sia difficile far passare questo concetto come fatto politico sociale e non di semplice buonismo - sottolinea Maria Guidotti presidente nazionale dell'Auser- Le contaminazioni fra mondi diversi hanno sempre favorito un grande sviluppo culturale ed oggi sono ancora troppi i pregiudizi e le semplificazioni, che ci separano dalle altre culture".
Diversi gli obiettivi che si pone il progetto, fra questi migliorare la qualità della vita degli anziani, aiutarli a sentirsi più sicuri scardinando i luoghi comuni sugli immigrati da cui nascono paura e diffidenza; informare gli anziani sul fenomeno migratorio, la sue cause, la sua natura.
Nelle sedi Auser verranno organizzati dei veri e propri incontri interculturali tra gli anziani, i loro famigliari e le comunità straniere presenti nel territorio, per conoscere direttamente le loro culture, i valori, modi di pensare. Ma sarà utile anche per confrontarsi su temi come il lavoro, i sistemi di vita, il ruolo dell'anziano, le tradizioni.
Il progetto prevede anche il recupero della memoria su esperienze di emigrazione e di "vita da immigrato" che hanno riguardato tanta parte della nostra storia nazionale. Verrà inoltre favorita la creazione di reti di scambio fra anziani ed immigrati.
La sperimentazione si svolgerà in 5 regioni: Lombardia (Varese); Veneto (Treviso); Campania (Napoli); Sicilia (Ragusa) e Sardegna (Sassari).
Coinvolgerà 300 persone, 100 uomini e 200 donne, di diverse fasce d'età comprese fra i 30 e i 70 anni e più.