Elena Gerebizza, Re:Common per greenreport.it
Il tema della regolamentazione delle banche e del sistema finanziario sta alimentando il dibattito e le campagne elettorali di diversi paesi. Negli ultimi giorni alcune testate italiane - come greenreport.it - hanno ripreso come un fatto eccezionale che la questione fosse sul tavolo in Germania, dove da mesi si discutono le proposte incluse nel programma elettorale da Peer Steinbrueck, ex ministro delle Finanze del governo Merkel e ora candidato al ruolo di cancelliere per l'SPD alla scadenza elettorale di settembre.
Personaggio tutt'altro che ineccepibile, finito nell'occhio del ciclone per avere incassato 1,25 milioni di euro in bonus per i discorsi pubblici che ha tenuto negli ultimi tre anni, quando era membro del governo, Steinbrueck fu tra i pochi ad esprimersi sulla questione dei paradisi fiscali, fino ad addentrarsi in uno scambio verbale piuttosto acceso con il governo svizzero all'indomani della crisi del 2008.
I temi inseriti nel suo programma elettorale vanno dalla richiesta di ritornare a una distinzione tra banche d'investimento e banche commerciali, alla regolamentazione del commercio di derivati, fino alla definizione di un tetto per i soggetti attivi in operazioni speculative su materie prime ed energia. Ovvero alcuni tra i temi principali emersi nel contesto della crisi, per altro in discussione anche negli Stati Uniti d'America nell'ambito della legge per la regolamentazione della finanza Dodd-Frank, già approvata, ma per la quale nel 2013 si attende la ratifica dei fondamentali decreti attuativi. Negli Usa si dibatte anche della delicata questione delle "dark pool", piazze di mercato dove gli operatori si possono muovere in completo anonimato, che oggi lo stesso organismo di autoregolamentazione dei broker, la Financial Industry Regulatory Authority (Finra), sembra intenzionato a regolamentare.
Regolamentare è quindi un "must" non solo per le forze più progressiste, ma anche per voci interne al sistema. Ora, sui come e sui perché c'è da confrontarsi, e che si tratti di mosse populistiche o meno lo vedremo nei prossimi mesi. Il dato di fatto è che i temi ci sono e vengono discussi da più parti e da prospettive diverse, con un confronto pubblico tra candidati e sui media. Certo, a dirla tutta sia in Europa che negli Usa durante i quattro anni di crisi non si è deciso poi tanto. Anzi, le poche norme nuove di zecca sono state poi bypassate da una lista sconfinata di eccezioni, inclusa la Tobin Tax italiana.
Già, l'Italia. Salvo una cerchia ristretta di temi - la tassa sulla casa in primis - da noi a una quarantina di giorni dal voto di contenuti ancora si fa molta fatica a parlare. E forse anche qui, un dibattito informato sarebbe auspicabile. Molto auspicabile.