Il ragazzo, identificato soltanto come Tseba (19 anni), si è dato fuoco per chiedere libertà per il Tibet e il ritorno del Dalai Lama. La popolazione porta via il corpo prima dell'arrivo delle autorità comuniste. Le Ong chiedono "una svolta" alla nuova leadership cinese e alla comunità internazionale.
Dharamsala (AsiaNews) - Il nuovo anno non ferma le auto-immolazioni in Tibet. Un adolescente si è ucciso lo scorso 12 gennaio con il fuoco per chiedere il ritorno del Dalai Lama e la libertà dal regime cinese: identificato soltanto come Tseba, 19 anni, il ragazzo si è dato fuoco nella cittadina di Achok, nella prefettura di Sangchu, una delle aree più colpite dal dramma delle auto-immolazioni.
Secondo una fonte locale, contattata da Radio Free Asia, il ragazzo "chiedeva il ritorno del nostro leader spirituale. Prima di morire ha augurato lunga vita al Dalai Lama e libertà per il Tibet. È morto per le profonde bruciature: la popolazione è riuscita a prendere il suo corpo prima dei cinesi e lo ha portato a casa".
La precisazione nasce dal fatto che dopo i suicidi le autorità comuniste cercano di portare via il più presto possibile il cadavere in modo da evitare commemorazioni e possibili altre proteste. Nella religione buddista tibetana un corpo sepolto senza i mantra è condannato a non tornare sulla Terra e a vagare in un limbo distante da ogni dimensione, umana e spirituale.
Quella di Tseba è la prima auto-immolazione del nuovo anno e porta a 96 il numero totale delle vittime di questa scia di suicidi. Stephanie Brigden, direttore del londinese Free Tibet, accusa: "Gli eventi dimostrano che i tibetani non vogliono l'occupazione cinese, ora più che mai. La nuova leadership cinese e la comunità internazionale non possono più fare orecchie da mercanti: il 2013 deve portare una speranza per il Tibet".