La crisi economica, sociale e l'aumento delle disuguaglianze, ma anche l'incertezza politica determinano crescenti paure e preoccupazioni. Il peso della criminalità.
L'informazione tv riflette il disagio, ma non lo alimenta come in passato.
Presentato a Milano il sesto Rapporto sulla sicurezza realizzato da Fondazione Unipolis, Demos&Pi, Osservatorio di Pavia.
E' un'insicurezza generalizzata, pervasiva, si potrebbe dire totalizzante, quella degli italiani in questa fase così incerta, che determina e alimenta paure e preoccupazioni crescenti. Aumenta il peso della crisi economica e sociale più in generale, ma anche l'incertezza politica e il difficile rapporto con l'Europa, sono tutti elementi che concorrono a delineare una sorta di "male oscuro". Così lo definisce il prof. Ilvo Diamanti nel suo commento al Rapporto sugli italiani e la sicurezza, presentato oggi a Milano al Circolo della Stampa.
Realizzato da Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, il Rapporto, giunto alla sesta edizione, è stato illustrato da Fabio Bordignon (Demos) e Antonio Nizzoli (Osservatorio di Pavia), commentato da Ilvo Diamanti, dell'Università di Urbino e Direttore scientifico di Demos&Pi, discusso da un panel composto da Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil, Dario Di Vico del Corriere della Sera, S.E. Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia e Presidente di Pax Christi, Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol e di Fondazione Unipolis.
Il Rapporto su "Tutte le insicurezze degli italiani - Significati, immagine e realtà" analizza la percezione, la rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza, sulla base di una indagine su un campione rappresentativo della popolazione italiana, e alla rilevazione di quanto su questi temi viene proposto dall'informazione televisiva, in particolare dai sette TG nazionali.
"Nel 2012 gli italiani - sottolinea il prof. Diamanti - appaiono complessivamente più insicuri. Anzi, ?insicuri', senza se e senza ma. Senza precisazioni di tipo quantitativo e qualitativo. Perché gli indici di insicurezza globale, economica crescono, nella popolazione, insieme a quello della criminalità. Così come la componente che esprime un grado elevato di insicurezza ?assoluta', cioè: in tutti gli ambiti esaminati, coinvolge oltre il 40% della popolazione. Un'area sociale più ampia di circa 8 punti rispetto a un anno prima". Un dato che dipende dalla crisi economica che nel 2012 si è ulteriormente aggravata. Così, se quasi l'80% risulta insicuro sotto il profilo economico, 9 persone su 10 affermano che l'Italia è un "Paese diviso , spezzato in due, dal punto di vista del reddito e delle condizione sociale", che "le distanze fra chi ha troppo e chi troppo poco sono aumentate negli ultimi dieci anni"; addirittura 7 su 10 si collocano nella parte bassa della stratificazione sociale: se nel 2006 solo il 28% si considerava in una posizione sociale bassa o medio-bassa, oggi è il 53%, la maggioranza. Insomma, ceto medio addio.
Se disoccupazione, cassa integrazione, precarietà, impossibilità di trovare un lavoro, perdita di reddito e di potere d'acquisto costituiscono le paure e le preoccupazioni predominanti, emergono altri fattori ad alimentare incertezza e perdita di fiducia. E' il caso della politica. "Una dimensione dell'insicurezza accanto alle altre che contribuisce a moltiplicare il senso di precarietà". Così, si guarda alle elezioni con timore, perché la maggioranza non le considera capaci di risolvere i problemi, gravi, aperti. "Tuttavia - scrive Diamanti - quasi otto cittadini su dieci considerano la democrazia il sistema migliore, per il nostro Paese. Nonostante la sfiducia espressa dai cittadini nei confronti dei partiti, dei politici. Non è poco, visti i tempi".
In questo contesto, quasi paradossalmente, va mutando il ruolo dell'informazione e dei telegiornali. Se nel corso degli anni, come le precedenti edizioni del Rapporto hanno evidenziato, i notiziari TV hanno enfatizzato, fino ad alimentarla, l'insicurezza dovuta ai fenomeni criminali, nell'ultimo anno, il peso delle notizie ansiogene è andato calando in modo significativo: dal 49% del 2011 al 19% dello scorso anno. L'informazione su episodi e storie criminose continua ad avere uno spazio significativo, specie se confrontato con i TG europei, ma questa "anomalia" italiana è oggi ridimensionata, anche se non scompare. Peraltro, non è che lo spazio così liberato, venga occupato da una maggiore informazione sui problemi economici e sociali - ad eccezione di casi eclatanti, come Sulcis, Alcoa o Ilva - che resta costante. E' semmai la politica, con le sue vicende degenerative a prendere il posto, nell'informazione televisiva, degli altri fattori di insicurezza.
"La corruzione politica e l'antipolitica - spiega ancora Diamanti - vengono trattate dai media come un genere a sé. Associate e affiancate all'incertezza politica, alimentata dalla crisi economica. E, infine, alla crisi politica che ha anticipato la scadenza elettorale. La politica: diventa, dunque, una categoria specifica e quasi autonoma dell'insicurezza, che non mostra grande relazione con le altre dimensioni. Ma contribuisce a oscurarle, sui media. Perché il legame fra media e politica, in Italia, è sempre stato stretto. Visto che la politica ha ?occupato' i media, e in particolare la Tv. Trasformandola, nel corso del tempo, da ?canale' controllato dai partiti a spazio di comunicazione politica privilegiato e quasi esclusivo".
In conclusione, si può affermare, dice il prof. Diamanti, che "Nel 2012, la percezione e la rappresentazione dell'insicurezza si avvicinano ulteriormente tra loro. Ed entrambe riflettono (e si riflettono maggiormente nella) realtà. Anche perché nella realtà i diversi fattori di insicurezza si intrecciano e si rinforzano reciprocamente".
Milano, 11 gennaio 2013
Il Rapporto è scaricabile integralmente su: fondazioneunipolis.org; demos.it; osservatorio. it
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