Giuseppe Latour

Obiettivo centrato per 51 programmi su 52. Il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca fa il bilancio della sua attività nell'ultimo anno. E tira le somme di un risultato storico: quella che poteva essere una sconfitta cocente nell'utilizzo dei fondi strutturali si è trasformata in una vittoria. Solo uno tra i programmi italiani ha perso i fondi che gli erano stati destinati.

Secondo i numeri resi pubblici dal ministro, in quattordici mesi, dal novembre 2011 al dicembre 2012, l'Italia ha impiegato più fondi europei di quanto non avesse fatto nel resto del periodo di programmazione. La spesa certificata del paese ha raggiunto il livello di 9,2 miliardi di euro: un obiettivo raggiunto grazie allo sforzo delle amministrazioni locali e alle politiche attivate in raccordo con Bruxelles.

Questo risultato - spiega il ministro - si deve "all'impegno di tutte le amministrazioni pubbliche, locali, regionali e centrali", ma anche "al contributo di conoscenza del partenariato economico e sociale, alla pressione dei mass media favorita da un'accresciuta trasparenza informativa". Insomma, il circolo virtuoso attivato dal nuovo governo ha funzionato nel migliore dei modi.

Il dettaglio dei numeri racconta meglio questi risultati. Secondo i dati ufficiali, 51 programmi operativi su 52 hanno superato i target di spesa. Solo in un caso non si è arrivati al livello preventivato e scatterà così la trappola del disimpegno automatico dei fondi. Si tratta del programma interregionale sugli attrattori culturali, naturali e turistici, che ha perso esattamente 33 milioni di euro.

Per il resto, le cose sono andate molto meglio del previsto e situazioni di grave ritardo sono state compensate efficacemente. Tutte le Regioni, infatti, alla fine hanno speso somme anche superiori al target fissato per la fine del 2012. Secondo il ministro, la spesa certificata per l'Italia è arrivata a 18,3 miliardi di euro: ovvero il 37% degli importi disponibili fra 2007 e 2013. Alla fine del 2011 questo livello era appena al 22 per cento. Meglio il Centro-Nord, che è arrivato a spendere il 45,4% delle sue risorse; mentre il Sud ha toccato quota 33,2 per cento.

"Si tratta di un traguardo che rafforzerà ulteriormente la nostra posizione negoziale al prossimo Consiglio europeo, che definirà il quadro finanziario 2014-2020", spiega il ministro. A inizio febbraio, infatti, si deciderà il destino della programmazione finanziaria per i prossimi sette anni. L'Italia punta a salvare i fondi strutturali da un probabile taglio. Arrivare a quel tavolo come modello negativo di spesa sarebbe stato un pessimo biglietto da visita.

Barca sottolinea anche lo sforzo di alcune aree. "Abbiamo lavorato intensamente con le Regioni, in particolare con la Campania e la Sicilia, che erano quelle più in ritardo, e nulla di quello che abbiamo fatto sarebbe stato possibile senza la collaborazione che c'è stata. Ma voglio chiarire che non abbiamo speso tanto per spendere". Adesso resta un ultimo sforzo da fare. "Ci sono da spendere 31,2 miliardi di euro nei prossimi tre anni. E' una sfida, perché fortissimo dovrà rimanere l'impegno, ma anche un'opportunità per contrastare il ciclo economico".

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