Comunicazione | Economia ecologica
L'ammontare complessivo cala del 15% rispetto all'anno precedente.
Umberto Mazzantini
Le spese dei consiglieri regionali sono nuovamente al (dis)onore della cronaca, ma i servizi televisivi e giornalistici sugli scandali alla Fiorito e della Lombardia rischiano di mettere in ombra il resto: la qualità delle scelte delle spese delle Regioni Italiane, che poi è rappresentata dai loro bilanci e dalle scelte di investimento e finanziamento. Sarà per questo che è passato praticamente sotto silenzio, complici anche le festività natalizie, il rapporto Istat La spesa ambientale delle Amministrazioni regionali dal quale emerge che nel 2010 le regioni hanno speso in ambiente 4 miliardi e 329 milioni di euro, equivalenti ad una media di 71,6 euro per abitante e con un'incidenza sul Prodotto interno lordo (Pil) misera: lo 0,28%. Inoltre, rispetto al 2009 la spesa ambientale delle regioni è diminuita di oltre il 15%.
L'Istat sottolinea che «Le spese in conto capitale prevalgono rispetto a quelle correnti, rappresentando il 58% del totale della spesa. Oltre il 60% del totale della spesa consiste in trasferimenti ad altri operatori, principalmente enti pubblici. La parte restante è impiegata per attività realizzate direttamente: spese per personale, acquisto di beni e servizi, acquisto di beni mobili, immobili, macchinari, ecc».
Nel 2010 le Regioni hanno destinato il 63% della spesa ambientale ad interventi e attività finalizzati alla "protezione dell'ambiente", «Ossia alla salvaguardia dell'ambiente da fenomeni di inquinamento (emissioni atmosferiche, scarichi idrici, rifiuti, inquinamento del suolo) e di degrado (perdita di biodiversità, erosione del suolo, salinizzazione) - spiega il rapporto Istat - il restante 37% è utilizzato per la salvaguardia dell'ambiente da fenomeni di esaurimento dello stock delle risorse naturali».
Nel 2010 il 78% del totale della spesa ambientale sostenuta dalle Regioni è stato così ripartito: protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie (19,0%); uso e gestione delle risorse idriche (18,4%); protezione della biodiversità e del paesaggio (17,3%); gestione delle acque reflue (13,5%); uso e gestione delle foreste (10,1%). Agli altri settori sono toccate le briciole.
Il rapporto però sottolinea che tra il 2004 e il 2010 la spesa ambientale delle amministrazioni regionali complessivamente considerate è cresciuta, in termini nominali, del 5,5%, seppure con un andamento alterno nel corso del periodo. Aumentata da 4.103 milioni di euro (0,29% del Pil) nel 2004 a 5.072 milioni (0,34% del Pil) nel 2006, la spesa è scesa a 4.625 milioni di euro nel 2007. Nel biennio successivo si è registrato un nuovo incremento, che ha condotto nel 2009 al livello più alto del periodo (5.128 milioni di euro pari allo 0,34% del Pil), seguito da un calo a 4.329 milioni nel 2010. Per l'intero periodo considerato, il 58,5% della spesa ambientale italiana è stato erogato dal complesso delle amministrazioni regionali del Mezzogiorno dove pesano, con un ruolo molto rilevante, gli interventi finalizzati al miglioramento o manutenzione di infrastrutture "ambientali" legate alla gestione delle risorse idriche. Nello stesso periodo, la spesa ambientale delle amministrazioni regionali del Nord-est ha rappresentato il 16% del totale, quella del Nord-ovest il 14,1% e quella del Centro l'11,4%».
Disaggregando i dati per ripartizione geografica si scopre un valore superiore alla media nazionale delle le spese in conto capitale per le Regioni meridionali, «dove rappresentano, per tutto il periodo, il 67% del totale. Puglia e Basilicata registrano le incidenze più elevate, con valori medi pari, rispettivamente, al 78% e 76% del totale della spesa. Il valore del Nord-est è pari al 61%, prossimo a quello medio nazionale. In tale ripartizione sono le province autonome di Trento e Bolzano ad aver registrato le maggiori quote di spesa in conto capitale, con il 67% e 71%, rispettivamente. Nel Nord-ovest e nel Centro, infine, la spesa in conto capitale delle amministrazioni regionali ha rappresentato, rispettivamente, il 57% e il 54% del totale, con quote superiori al 60% per le amministrazioni regionali del Piemonte, Liguria e Toscana»
Più della metà della spesa ambientale è destinata a trasferimenti ad altri operatori (amministrazioni pubbliche, imprese, famiglie e istituzioni sociali senza scopo di lucro) che nel periodo 204-2010 «Hanno costituito il 59% del totale della spesa ambientale delle amministrazioni regionali. Le incidenze più elevate si sono registrate nel Nord-ovest e nel Centro (82% e 81% rispettivamente), mentre nel Nord-est le amministrazioni regionali hanno trasferito ad altri operatori, in media, il 53% del totale delle spese ambientali. NelMezzogiorno la spesa è stata quasi equamente ripartita tra trasferimenti e spese per interventi diretti. Quello che emerge è l'importante ruolo di "finanziatori" della spesa ambientale svolto dalle amministrazioni regionali, in particolare per le spese in conto capitale, al cui interno i trasferimenti rappresentano nel 2010 il 66% del totale».
La quota di spesa in conto capitale trasferita ad altri operatori nel 2010 è stata particolarmente rilevante nelle regioni del Nord-ovest e del Centro (93% e 87%), mentre nelNord-est e nel Mezzogiorno è stata rispettivamente, del 58% e del 57%. Secondo il rapporto Istat «Lombardia, Puglia e Basilicata sono le amministrazioni che, nello stesso anno, hanno destinato a trasferimenti le quote più elevate di spesa ambientale, con oltre il 90%; viceversa, le spese delle amministrazioni regionali della Campania e della Calabria sono state assorbite per la maggior parte dalla componente degli interventi diretti (circa il 76% in entrambi i casi). Gli enti pubblici sono i destinatari principali dei trasferimenti operati dalle amministrazioni regionali italiane, con un minimo del 74% delle somme complessivamente erogate ad altri operatori nel 2007, e un massimo dell'83% nel 2010».
Nella media del periodo 2004-2010, il 64% della spesa ambientale delle amministrazioni regionali è stato destinato a interventi di "protezione dell'ambiente", per la salvaguardia da fenomeni di inquinamento e di degrado (emissioni atmosferiche, scarichi idrici, rifiuti, inquinamento del suolo, perdita di biodiversità, erosione del suolo, salinizzazione, eccetera). La spesa per interventi di "uso e gestione delle risorse naturali", destinati a salvaguardare l'ambiente da fenomeni di esaurimento dello stock delle risorse naturali (foreste, risorse energetiche, risorse idriche, eccetera), ha rappresentato quindi il 36% del totale. In tutte le Regioni la spesa erogata per la "protezione dell'ambiente" è superiore a quella per interventi di "uso e gestione delle risorse naturali". Il divario è più ampio nelle Regioni del Nord-ovest, Nord-est e Centro, che hanno destinato alla protezione dell'ambiente, in media, rispettivamente il 73%, il 76% e il 72% della loro spesa ambientale. La quota scende al 56% nelle Regioni del Sud. Il rapporto sottolinea che «La dinamica del valore delle spese per ambito di intervento si presenta altalenante nel periodo considerato: le spese per la protezione dell'ambiente hanno raggiunto il massimo nel 2006 per poi scendere nel 2007 e risalire nel biennio successivo; quelle per l'uso e gestione delle risorse naturali hanno registrato il massimo nel 2009 (Figura 4). Nel 2010 entrambi gli aggregati di spesa sono diminuiti in misura marcata rispetto all'anno precedente (rispettivamente del 14% e del 19%), riportandosi su valori vicini a quelli di inizio periodo».
Le Regioni hanno destinano la quota maggiore della spesa ambientale (68%) ad alcuni settori: uso e gestione delle risorse idriche (18,9% del periodo 2004-2010), protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie (18,1%), protezione della biodiversità e del paesaggio (16,1%) e gestione delle acque reflue (15,4%). Le Regioni del Nord-ovest e del Centro destinano in media la quota di spesa ambientale più elevata a interventi per la tutela della biodiversità e del paesaggio (rispettivamente 24% e 22%) e Piemonte e Lazio, superano il 30%. La spesa ambientale delle Regioni del Nord-est è destinata prevalentemente (23%) alla protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie, in particolare in Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia con rispettivamente al 38%, 29% e 31% del totale. Gli interventi per l'uso e la gestione delle risorse idriche rappresentano la quota prevalente (24%) della spesa ambientale delle regioni meridionali, con incidenze più in Puglia e Basilicata, con valori lievemente superiori al 30%.
Oltre questi settori, ad assorbire quote significative della spesa ambientale regionale sono stati: uso e gestione delle foreste (8,7% del totale), gestione dei rifiuti (6,7%), uso e gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili (4,5%) e protezione dell'aria e del clima (3,6%). «Per il settore dell'uso e gestione delle foreste si sono registrate quote superiori alla media nazionale in Calabria (17%) e in Sicilia (24%) - si legge nel rapporto - La percentuale di spesa ambientale destinata all'uso e gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili dalla provincia autonoma di Bolzano è risultata del 22%; si tratta in prevalenza di spese per interventi di contenimento dei consumi energetici e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Gli interventi di gestione dei rifiuti hanno assorbito, in media, quote di spesa superiori al valore medio nazionale nelle province autonome di Trento e Bolzano, nonché nelle Marche».
Molto modeste sono le quote erogate per attività ed interventi, ad esempio per le attività di ricerca e sviluppo finalizzate sia alla "protezione dell'ambiente" sia all'"uso e la gestione delle risorse naturali".
Nei rimanenti settori ambientali la spesa ambientale delle regioni è molto modesta e maggiormente concentrata: «Si verifica una ripartizione in quote simili tra interventi diretti e trasferimenti ad altri operatori, con la sola eccezione del settore della biodiversità e del paesaggio dove, in media, i trasferimenti hanno rappresentato il 62%. In quasi tutti i rimanenti settori ambientali i trasferimenti hanno assorbito la quota maggiore della spesa».