Energia | Inquinamenti
Eleonora Santucci
L'Ue aderisce al protocollo "offshore" della convenzione di Barcellona relativo alla protezione del Mare Mediterraneo dall'inquinamento derivante dall'esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del suo sottosuolo. La decisione è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi.
La convenzione di Barcellona - ratificata e approvata anche dall'Ue - prevede la protezione del Mare Mediterraneo dall'inquinamento. E prevede che le parti contraenti adottino ogni misura idonea a prevenire, ridurre, combattere e, per quanto possibile, eliminare l'inquinamento della zona del Mare Mediterraneo derivante dall'esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del suo sottosuolo.
Uno dei protocolli della convenzione di Barcellona è, appunto quello "offshore". E' entrato in vigore il 24 marzo 2011 e sinora è stato ratificato da Albania, Cipro, Libia, Marocco, Siria e Tunisia. Oltre a Cipro, altri Stati membri che sono parti contraenti della convenzione di Barcellona hanno recentemente annunciato la propria intenzione di ratificare il protocollo.
Il protocollo offshore riguarda un settore che è disciplinato in ampia misura dal diritto dell'Unione. Ciò comprende, ad esempio, elementi quali la protezione dell'ambiente marino, la valutazione dell'impatto ambientale e la responsabilità per danni all'ambiente. Ed è coerente con gli obiettivi del regolamento proposto dalla Commissione sulla sicurezza delle attività offshore di prospezione, esplorazione e produzione di idrocarburi, ivi inclusi quelli in materia di autorizzazione, valutazione dell'impatto ambientale e capacità tecnico-finanziaria degli operatori.
Il protocollo offshore comprende un'ampia gamma di disposizioni che dovranno essere attuate a diversi livelli dell'amministrazione. Tanto che se è opportuno che l'Unione intervenga a sostegno della sicurezza delle attività di esplorazione e sfruttamento offshore - tenendo presente, tra l'altro, l'alta probabilità di effetti transfrontalieri dei problemi ambientali connessi a tali attività - gli Stati membri e le loro autorità competenti dovrebbero essere responsabili di talune misure di dettaglio previste nel protocollo.
È fondamentale assicurare una stretta cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione, sia nel processo di negoziato e conclusione, sia nell'adempimento degli impegni assunti. Tale obbligo di cooperazione deriva dall'esigenza dell'unità della rappresentanza internazionale dell'Unione. Pertanto, gli Stati membri che sono parti contraenti della convenzione di Barcellona e che non vi hanno ancora provveduto dovrebbero adottare le misure necessarie per portare a termine le procedure di ratifica o di adesione al protocollo offshore.
Si calcola che nel Mediterraneo vi siano più di 200 piattaforme offshore attive, mentre è all'esame la costruzione di altri impianti. L'Ue prevede, infatti, un aumento delle attività di esplorazione e sfruttamento di idrocarburi a seguito alla scoperta di vasti giacimenti di combustibili fossili nel Mediterraneo. E reputa probabile che le attività di esplorazione e sfruttamento si estenderanno, a medio termine, ad altre risorse minerali presenti in alto mare, nel fondo del mare e nel suo sottosuolo.
Date la natura semichiusa e le speciali caratteristiche idrodinamiche del Mare Mediterraneo, un incidente paragonabile a quello verificatosi nel Golfo del Messico nel 2010 potrebbe avere conseguenze transfrontaliere deleterie immediate sull'economia e sui fragili ecosistemi marini e costieri del Mediterraneo. Una mancata gestione efficace dei rischi inerenti a tali attività potrebbe compromettere seriamente gli sforzi di tutti gli Stati membri che hanno l'obbligo di adottare le misure necessarie per conseguire e mantenere un buono stato ecologico nelle loro acque marine nel Mediterraneo. Cosa richiesta dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino (2008/56/CE). Uno degli obiettivi della politica ambientale dell'Unione è la promozione di misure a livello internazionale per affrontare problemi ambientali regionali.
Fra l'altro la comunicazione della Commissione intitolata "Affrontare la sfida della sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi" adottata il 12 ottobre 2010, sottolinea la necessità di una cooperazione internazionale per promuovere la sicurezza offshore e le capacità di reazione a livello mondiale e una delle azioni a questo scopo consiste nell'esame delle possibilità offerte dalle convenzioni regionali. Essa raccomanda di rilanciare, in stretta collaborazione con gli Stati membri interessati, il processo per far entrare in vigore il protocollo offshore.
Inoltre, nelle conclusioni sulla sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi, adottate il 3 dicembre 2010, il Consiglio ha affermato che l'Unione e i suoi Stati membri dovrebbero continuare a svolgere un ruolo di primo piano negli sforzi prodigati per elaborare i più rigorosi standard di sicurezza nel quadro delle iniziative e sedi internazionali e della cooperazione regionale, come ad esempio nel Mar Mediterraneo. Il Consiglio ha inoltre invitato la Commissione e gli Stati membri a fare il miglior uso possibile delle convenzioni internazionali in vigore.