Sergio Briguglio
La regolarizzazione di 130 mila lavoratori stranieri impiegati in nero è l'unico provvedimento di rilievo del Governo Monti. Che surclassa il Governo precedente più per le molte cose negative non fatte che per le poche positive fatte. Sulle politiche per le minoranze rom e sinti, la UE apprezza ma con riserva.
Per quanto riguarda la politica relativa ai cittadini stranieri e alle minoranze etniche, nell'auto-analisi del Governo vengono indicate due linee di azione. La prima riguarda l'immigrazione, con il passaggio da una politica di emergenza a una politica di integrazione. Gli interventi realizzati in questo ambito, così come elencati nel documento, appaiono di rilievo assai modesto, se si fa eccezione per la regolarizzazione di circa 130 mila lavoratori stranieri impiegati in nero.
All'eliminazione dell'imposta di bollo del 2 per cento sulle rimesse degli immigrati irregolari si è accompagnata l'istituzione del contributo di circa 100 euro per ogni rinnovo del permesso di soggiorno (eredità del Governo precedente, ma mantenuta e resa efficace sotto il Governo Monti). L'attuazione della direttiva sulle sanzioni contro i datori di lavoro nero era atto dovuto. Le azioni nel campo dei rapporti con le comunità religiose sono importanti, ma non tali da incidere sulla vita degli stranieri in Italia. Nulla è stato fatto per migliorare la situazione degli stranieri di seconda generazione, punto nodale della politica di integrazione. La seconda linea di azione riguarda le minoranze rom, sinti e caminanti (usualmente e impropriamente indicati come "nomadi").
L'approvazione della strategia nazionale di inclusione (in adempimento di richieste della Commissione UE) ha sicuramente alzato il livello della discussione sulla condizione di queste minoranze, con un'attenzione speciale ai problemi della sistemazione alloggiativa, dell'inserimento scolastico, della formazione professionale, del lavoro e della tutela della salute. La Commissione UE ha apprezzato il piano, ma ne ha criticato la mancanza di obiettivi quantitativi precisi e di identificazione delle risorse necessarie.
Complessivamente, il Governo Monti surclassa il Governo precedente, nel confronto su questi temi, più per le molte cose negative non fatte che per le poche positive fatte.