di Simona Biancu
Il fundraising è un processo. Non un'azione una tantum né un modello teorico da applicare in maniera uguale per tutte le organizzazioni.
Fare fundraising implica un cambiamento nell'approccio alla raccolta fondi; a partire dalla consapevolezza della propria identità come organizzazione, ci si deve concentrare sull'analisi della composizione quantitativo-qualitativa degli stakeholder attuali e potenziali, sulla definizione di una strategia coerente con gli obiettivi che l'organizzazione si è data, sulla elaborazione di un piano operativo di azione.
Fare fundraising significa comunicarsi e comunicare: raccogliere fondi non può prescindere dalla comunicazione, e la comunicazione non può esistere senza un mittente ed un contenuto. Ci occuperemo, qui, del primo: il mittente, ovvero l'organizzazione.
Impostare una strategia di raccolta fondi presuppone a monte, come dicevamo, la consapevolezza della identità dell'organizzazione non solo dal punto di vista della mission e della buona causa, ma anche rispetto ai tratti distintivi che la caratterizzano, anche in riferimento al contesto all'interno del quale l'organizzazione stessa opera.
Uno strumento utile, in tal senso, è l'analisi SWOT, utile a definire il profilo di una organizzazione analizzandone i punti di forza (strenghts) e di debolezza (weaknesses) - riferiti dunque alla dimensione interna dell'organizzazione stessa - nonché le opportunità (opportunities) e le minacce (threats) che ne caratterizzano l'azione - la dimensione esterna, quindi.
La fase dell'analisi è (dovrebbe essere) una delle prime questioni da affrontare, sia che si tratti di impostarla insieme ad un consulente esterno sia che venga proposta e sviluppata all'interno dal board dell'organizzazione.
Mettere per iscritto e condividere i punti di forza consente, infatti, di comprendere le potenzialità reali e spesso ancora inesplorate di una organizzazione. Comporta un esercizio di analisi che molto spesso viene trascurato o ritenuto una perdita di tempo rispetto all'operatività e al day-by-day dell'organizzazione.
La necessità di schematizzazione connessa all'analisi SWOT "costringe" chi la sviluppa ad un raffronto immediato e puntuale di tutti gli aspetti, interni ed esterni, che caratterizzano una organizzazione e, di conseguenza, a focalizzare quelli su cui occorre puntare per rafforzare la propria azione, quelli su cui investire per migliorare e, con riferimento all'esterno, il probabile contesto che l'organizzazione stessa si troverà ad affrontare nella dimensione quotidiana.
Spesso, infatti, è la mancanza di chiarezza e consapevolezza di quello che realmente l'organizzazione è a determinare l'incertezza sulla direzione da intraprendere, su quello che "dovrà diventare", sugli obiettivi da raggiungere. Vale la pena, dunque, approfondire e confrontarsi sui propri punti di forza e di debolezza, superando la "sindrome da foglio bianco" che spesso impedisce di dare un nome alle difficoltà. Avere un'idea chiara in tal senso consente di delineare in maniera più incisiva l'identità dell'organizzazione, di individuare la cosiddetta "unique selling proposition" che la distinguerà dalle altre e di elaborare, così, proposte e materiali di comunicazione e raccolta fondi che consentano di far emergere i tratti distintivi.
Allo stesso modo avere ben chiari i propri punti di debolezza, su cui occorre lavorare per migliorare, permette di definire le priorità e i ruoli necessari ad affrontarli e di impostare un percorso che conduca l'organizzazione verso una situazione differente da quella attuale.
Il contesto esterno, infine: avere una conoscenza il più possibile precisa dell'ambiente all'interno del quale l'organizzazione si muove aiuta a comprendere le possibilità di azione e le caratteristiche di cui tener conto nell'impostarla. Questo tipo di consapevolezza consente anche, non da ultimo, di tenere conto dell'esistenza di eventuali organizzazioni simili e di impostare, dunque, le campagne di raccolta fondi e di comunicazione tenendo conto anche di queste variabili.
Se l'obiettivo del fundraising è la relazione con gli stakeholder dell'organizzazione, è evidente che occorre, preliminarmente, avere una forte consapevolezza della propria identità, per capire che tipo di strategia si è in grado di "sostenere" come organizzazione. L'analisi SWOT costituisce un ottimo strumento, schematico e preciso, per affrontare l'analisi delle dinamiche interne ed esterne all'organizzazione: essere il più possibile onesti e precisi nell'utilizzarla consente di raggiungere una consapevolezza, in termini di ragionamenti sui possibili costi e benefici connessi all'azione organizzativa, che rende l'organizzazione stessa più sicura di sé e delle proprie caratteristiche e, di conseguenza, più in grado di comunicarle e di posizionarsi.
Simona Biancu
Consulente di Fundraising e CSR per organizzazioni non profit e aziende, italiane e straniere. Parallelamente all'attività consulenziale, tiene corsi di formazione sul fundraising, e da qualche anno ha notato che insegnare è un'attività molto gratificante. Quando ha scoperto che fare fundraising significa lavorare per creare e facilitare le relazioni con persone e storie, incoraggiando la pratica della responsabilità e della cura del proprio habitat e del benessere sociale e ambientale, ha deciso di lasciare l'Università per cui lavorava per intraprendere un percorso diverso. Con le organizzazioni sviluppa strategie di fundraising e comunicazione a tutto tondo, dall'analisi organizzativa alla individuazione dei target all'impostazione delle campagne. Volontaria presso l'Associazione Me.dea contro la violenza sulle donne e socia Assif. Ha molti interessi, con una predilezione per la lettura onnivora, il cinema, i viaggi, lo sport. E pensa che il tempo sia sempre troppo poco per fare tutto quello che vorrebbe.