di Giuseppe Roma*
Sul ricambio generazionale e la questione giovanile da anni si ripetono analisi, denunce e dibattiti, senza però scalfire sostanzialmente la condizione dei giovani. Oltre provvedimenti quadro - come quelli sul mercato del lavoro - i cui esiti sono comunque incerti e differiti nel tempo, mancano proposte concrete in grado di smuovere la situazione.
E' di stringente attualità la denuncia di parte sindacale sui probabili effetti negativi che si potrebbero produrre a causa delle normative di stabilizzazione prodotte dalla Legge Fornero. Purtroppo ci si accorge tardivamente che percorsi lavorativi più stabili per i giovani non possono essere creati ope legis.
Problemi drammatici per le nuove generazioni - come il lavoro, la casa, la previdenza - potrebbero trovare una pur parziale soluzione incentivando l'iniziativa del mondo giovanile e ottimizzando le risorse che le famiglie già impiegano in aiuti per i figli.
Da qui l'idea di promuovere alcuni specifici strumenti, ed eventualmente strutture finanziarie, specializzati nel rapporto con i giovani. Ciò può essere realizzato attraverso l'istituzione di apposite sezioni di credito ai giovani nelle banche esistenti, o più opportunamente, costituendo organizzazioni finanziarie specifiche specializzate nel credito per il mondo giovanile.
D'altronde si è pensato a realizzare una banca per il sud, ci sono banche per gli immigrati, banche per il terzo settore, sarebbe utile esplorare anche la fattibilità di uno o più organismi aventi come finalità quella di aiutare i giovani a realizzare una propria attività, equilibrando in tal modo la tendenza a vedere nel solo lavoro dipendente la soluzione del grave problema occupazionale che affligge le nuove generazioni . Il credito per mettersi in proprio deve configurarsi come un processo al tempo stesso "produttivo" e "culturale".
Produttivo, in quanto, perché il finanziamento dia luogo a un'occupazione il più possibile stabile deve eliminare qualsiasi logica di tipo assistenziale. Poi, anche culturale, in quanto si deve fare strumento concreto di un messaggio verso i giovani e le famiglie in grado di mettere nella giusta luce l'intera gamma delle attività capaci di offrire un'opportunità di lavoro. Conosciamo ,infatti, la diffidenza verso il lavoro tecnico, artigianale e manuale , che nella loro evoluzione al contrario sono parte integrante di tutte le economie avanzate.
2. Una "Banca" per mettersi in proprio: dall'idraulico a Bill Gates. Il credito per mettersi in proprio rappresenta una concreta ipotesi di lavoro su cui far convergere diversi soggetti finanziari. Al di là degli esiti quantitativi, realizzare uno strumento di sostegno alla responsabilizzazione dei giovani, costituisce un segnale di grande rilievo in una fase segnata da un prevalente orientamento verso il lavoro alle dipendenze.
Il problema del precariato, come detto in precedenza, nelle attuali condizioni di prolungato rallentamento dell'economia, di carenza della domanda di lavoro e di normative restrittive come quelle previste dalla Legge Fornero, difficilmente potrà essere stabilizzato, se non rischierà un ulteriore aggravamento.
Per questo, la componente del lavoro autonomo, professionale e imprenditoriale potrebbe dare un utile contributo alle prospettive all'inserimento dei giovani nella vita attiva. E' però indispensabile rovesciare la logica attuale. Certamente gli incentivi per le start up sono positivi, ma non centrano il problema giovanile, che troverà miglioramenti solo se i giovani diventeranno protagonisti in un contesto finanziario, regolativo, fiscale e burocratico a loro favorevole.
2.1. Destinatari
La "Banca" è destinata a giovani, in prima battuta, compresi fra 18 e 39 anni, che abbiano intenzione di avviare:
- un'attività di lavoro autonomo nell'artigianato, nel commercio, in agricoltura, nei servizi;
- un'attività professionale, per professione riconosciuta con albo professionale e non (studi di commercialisti, architetti, avvocati, consulenti del lavoro, ecc.);
- un'attività imprenditoriale.
Costituisce fattore preferenziale l'aver già costituito l'attività e utilizzare il finanziamento per crescere dimensionalmente o espandersi in nuovi mercati.
2.2. La "Banca"
Lo strumento che si intende costituire ha le caratteristiche di una struttura leggera centrata su:
- un fondo per realizzare gli investimenti;
- un team altamente qualificato nella valutazione dell'investimento;
- un'attività di comunicazione ed animazione molto forte.
Inizialmente, in via sperimentale, potrà essere localizzata in alcune realtà territoriali (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole) ed eventualmente come sezione speciale dei partecipanti al fondo.
2.3. I meccanismi di garanzia
E' evidente che le diversità con quanto già esistente in questo campo consiste nel fatto che, per erogare i prestiti, le garanzie richieste in linea di principio non siano di tipo patrimoniale. Quindi la "banca" o il "fondo" è più vicino a forme di "venture capital" o di "private equity" che non ai normali impieghi bancari che, in linea di principio, devono innanzitutto tutelare i risparmi amministrati.
L'organismo finanziario per i giovani deve pertanto assumere rischi e, quindi, gestire un fondo sulla base di criteri di affidabilità dei soggetti beneficiari e di fattibilità delle iniziative. Ma è anche molto importante mettere in campo un meccanismo di impegno morale a restituire il prestito ricevuto, che è poi il punto chiave perché l'iniziativa possa avere successo nel tempo.
L'impegno alla restituzione dovrà essere studiato con un forte legame nel territorio di provenienza, realizzando fra i beneficiari una forma di impegno reciproco, in modo che ciascuno si senta vincolato a un impegno trilaterale: con se stesso, con la "banca" e con una comunità di pari.
2.4. Dimensioni finanziari ed eventuali partecipanti
Il fondo potrebbe avere una dotazione iniziale di 100 milioni di Euro. In maggioranza dovrà essere partecipato da organismi finanziari privati, ma potrà vedere anche la partecipazione di organismi pubblici.
La denominazione di "Banca dei Giovani" ha un valore puramente evocativo. Date la missione cui deve dar corso, la logica è più vicina ai meccanismi del venture capital che quelli creditizi. Per evitare qualsiasi pericolo di generare una struttura pubblicistica soggetta al rischio di essere intercettata da mediatori o intermediari desiderosi solo di acquisire risorse finanziarie a basso costo, il controllo non potrà che essere nelle mani d' istituti di credito che concorreranno a formare il capitale iniziale.
Potenziali partecipanti potranno essere soggetti quali le grandi banche globali a dimostrazione del ruolo e dell'attenzione verso le problematiche nazionali, le banche di credito cooperativo che già operano con programmi specifici per i giovani, il sistema delle popolari, la CdP già impegnata, ad esempio nel social housing, in operazioni di mercato a sostegno della coesione sociale.
Fondamentale è il sostegno pubblico indiretto attraverso l'utilizzo ad esempio del fondo di garanzia per le piccole imprese, che potrebbe rappresentare un contrappeso securizzante all'impegno degli istituti di credito.
Parallelamente alla costituzione della "Banca dei Giovani" i Ministeri dello Sviluppo e del Lavoro dovrebbero promuovere una campagna di comunicazione sui lavori autonomi artigianali e tecnici ( con strumenti più efficaci del semplice advertising ) come da anni avviene in Francia e Germania.
*direttore generale Censis