Siriani colpiti indistintamente dai cacciabombardieri di Assad che hanno sganciato le loro bombe su tutti, compresi donne e bambini. È stato colpito un panificio nella provincia centrale di Hama, centinaia di vittime e numerosi feriti.
Stavano facendo la fila per prendere un pezzo di pane in un Paese dilaniato dal conflitto tra le forze governative di Assad e l'esercito dei ribelli. Davanti a un panificio nella città di Halfaya, nella provincia di Hama, hanno trovato la morte più di una novantina di persone. Tra i corpi senza vita non mancano quelli di molte donne e bambini. I cacciabombardieri di Damasco hanno sganciato le loro bombe nella città che recentemente era stata conquistata dalle forze dei ribelli: l'opposizione ha pubblicato sul web le prime, crude immagini della carneficina. Si vedono i cadaveri straziati dalle bombe, le persone uccise, o rimaste gravemente ferite dai Mig del regime. Gli stessi numeri della strage non sono definitivi e, fanno sapere dalla Siria, è un bilancio purtroppo destinato ad aumentare dato che in tantissimi sono rimasti feriti e alcuni sono in condizioni molto gravi. E quello del panificio di Halfaya non è stato l'unico teatro di morte di ieri in Siria: secondo un bilancio provvisorio dell'Osservatorio per i diritti umani in tutto il Paese sono rimaste uccise nelle ultime ore almeno 174 persone, di cui 108 civili. Intanto, nello stesso giorno del massacro del panificio, è tornato in Siria l'inviato dell'Onu e Lega Araba Lakhdar Brahimi.
Il ministro russo Lavrov e le armi chimiche di Assad - Il diplomatico è arrivato a Damasco a sorpresa, per una visita non annunciata, ed è arrivato passando via terra per il Libano. La sua ultima visita risaliva a fine ottobre, lo scopo dell'incontro con Assad e i vertici del governo sarà quello, ancora una volta, di discutere della nuova iniziativa per mettere fine alla sanguinosa guerra. E chi guarda al conflitto siriano dall'esterno continua a parlare e a temere la possibilità di un ricorso da parte del presidente Bashar al Assad alle armi chimiche. A tal proposito si è espresso il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Per lui il ricorso a tali armi sarebbe un"suicidio politico" per il regime siriano: "Non penso che la Siria di servirà delle armi chimiche. Se lo facesse questo costituirebbe un suicidio politico per il governo", così ha spiegato uno dei pochi alleati rimasti ad Assad. Lavrov, nell'intervista al canale tv Russa Today, ha anche spiegato che ogni volta che arrivano informazioni che fanno riferimento alle armi chimiche "noi le verifichiamo due o tre volte, ci rivolgiamo al governo, e ogni volta ci assicurano che non le useranno, quali che siano le circostanze".
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