Il comune stanzia la somma per consentire a chi transita sul lungotevere di ammirare le facciate delle due chiese gemelle di San Rocco all'Augusteo e di San Girolamo dei Croati. Ma in tempo di crisi la scelta appare inopportuna e "Case al plurale", la rete di 54 case famiglia, chiede di girare i fondi alle strutture per i disabili gravi: "Con quella cifra si potrebbero risollevare le loro sorti economiche"

ROMA - Tornano a far sentire la loro voce e a richiedere l'attenzione dell'opinione pubblica, i rappresentanti e gli utenti delle 54 case famiglia per disabili gravi della capitale. Le associazioni aderenti alla rete Case al Plurale, in collaborazione con Praxis - Scuola di politica e territorio, hanno organizzato un incontro pubblico con il Comune, che si terrà il prossimo sabato 22 dicembre a piazza Augusto Imperatore, per discutere della destinazione dei fondi comunali previsti nell'assestamento di bilancio recentemente approvato. Il mese scorso, infatti, la giunta capitolina ha approvato l'assegnazione di 800.000 euro per abbassare il muretto di travertino nella piazzetta antistante l'Ara Pacis. Il motivo di tale costoso intervento è tutta una questione di estetica: così com'è, la struttura realizzata da Meier, già al centro di polemiche subito dopo l'inaugurazione a causa dei costi da capogiro raddoppiati da 7 a 14 milioni di euro e già oggetto, per questo motivo, di un'indagine della Corte dei Conti, non permetterebbe a coloro che transitano in auto sul lungotevere di ammirare adeguatamente le facciate delle due chiese gemelle di San Rocco e San Girolamo dei Croati. L'azione fa poi parte di un più ampio progetto che vedrebbe riqualificata l'intera zona, fino a piazza Augusto Imperatore, e che intende realizzare una fontana davanti alle due chiese e un parco nella zona dell'Ara Pacis.

In tempi di crisi, questa scelta di allocazione di risorse già scarse sembra essere del tutto inopportuna: secondo l'associazione Case al plurale, infatti, che dal 2006 riunisce numerose organizzazioni che operano nel Lazio a sostegno delle persone con disabilità, con particolare attenzione al tema della residenzialità, con quella stessa cifra si potrebbero risollevare le sorti economiche delle strutture di accoglienza per disabili gravi non autosufficienti che offrono i loro servizi nel territorio comunale, perennemente in situazione di grave mancanza di fondi e a rischio di chiusura. Con una somma simile queste indispensabili realtà, che hanno un bacino di utenza di circa 400 persone ed altrettante in lista d'attesa, potrebbero continuare a sopravvivere anche il prossimo anno, fornendo un servizio indispensabile alla città e alle persone.

E' una questione annosa quella del conflitto nell'assegnazione dei fondi tra i progetti di restyling della città e quelli di solidarietà sociale. Risale allo scorso anno, infatti, la prima denuncia di Luigi Vittorio Berliri, presidente di Spes contra Spem, che chiedeva di fermare i lavori per la costruzione della nuvola di Fuksas e destinare quei soldi alle case famiglia. Secondo Berliri, dal 2007 ad oggi , senza alcun adeguamento, il comune ha destinato annualmente alle case famiglia circa 13 milioni di euro, mentre per una gestione dignitosa di queste strutture ne occorrerebbero almeno 20. Nonostante le ripetute richieste di integrazione di fondi e il fisiologico aumento dei costi dovuti all'innalzarsi del costo della vista e al sacrosanto rinnovo contrattuale per i lavoratori del settore, quasi nulla si è mosso. Non è bastata infatti la boccata d'ossigeno offerta dallo stanziamento, previsto nel bilancio comunale del 2011, di 1 milione e 850mila euro che, seppure ha scongiurato il rischio di chiusura imminente, non ha risolto la situazione. Un anno fa ci si aspettava che questo fosse l'inizio di un lungo cammino, di un cambiamento strutturale di mentalità e non un gesto di elemosina una tantum. Una speranza evidentemente disattesa che però alimenta oggi la prosecuzione della battaglia per una giusta assegnazione delle risorse a chi ne ha veramente bisogno. (Giulia Lo Giudice)

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