L'economia italiana è penalizzata dalla scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro e il Paese necessita di politiche per la famiglia migliori, oltre che di una maggiore partecipazione degli uomini al lavoro domestico. Lo sottolinea l'Ocse, nel rapporto intitolato "Closing the gender gap" presentato oggi a Parigi che colloca l'Italia al terzultimo posto tra i 34 Paesi aderenti all'Organizzazione che raccoglie le principali economie industrializzate del pianeta.

Nella classifica solo Turchia e Messico fanno peggio del dato italiano (51%). La media Ocse è del 65%. Le proiezioni degli esperti dell'organizzazione con sede a Parigi mostrano che - a parità di altre condizioni - se nel 2030 la partecipazione femminile al lavoro raggiungesse i livelli maschili, la forza lavoro italiana crescerebbe del 7% e il Pil pro-capite crescerebbe di 1 punto percentuale l'anno.

Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, intervenendo al Forum parigino sulla parità uomo-donna, ha detto che l'eguaglianza tra i sessi nel mondo del lavoro è prima di tutto «una questione di diritti dell'uomo, una questione morale. Poi possono venire le motivazioni economiche». La Fornero ha aggiunto che la priorità resta «la lotta alle discriminazioni» e che i tagli ai servizi pubblici per l'infanzia a causa della crisi «sono inaccettabili». La Fornero ha anche osservato che spesso, nei paesi mediterrannei, le donne hanno un ruolo fondamentale nei risparmi delle famiglie e che sono un «fattore di crescita».

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