La denuncia della federazione che raggruppa le aziende sanitarie: nessuno riesce a rispettare i parametri imposti dalla manovra di revisione della spesa, tantomeno le regioni virtuose. La stretta finisce per colpire prestazioni ed assistenza più "vicine" ai malati.

di MICHELE BOCCI

Farmaci somministrati con il contagocce, taglio alle soluzioni che servono per nutrire i malati artificialmente a domicilio, chiusura delle dialisi notturne, interventi programmati che saltano. Gli ospedali italiani stanno riducendo i servizi. Colpa anche della spending review che non funziona. Le Asl non riescono a risparmiare utilizzando gli strumenti indicati dal ministro Renato Balduzzi e così arrivano i tagli. In futuro la situazione peggiorerà. L'avvertimento arriva dalla Fiaso, cioè la federazione che raccoglie le aziende sanitarie e ospedaliere italiane.

In particolare, la Fiaso sottolinea che è impossibile rispettare la disposizione che ha chiesto di tagliare del 5% le spese per i fornitori nel 2012 e del 10% nel 2013. Secondo la federazione per quest'anno i risparmi raggiungeranno invece il 2% e per il prossimo il 2,6%.

Un dato che Fiaso segnala come clamoroso è che sono proprio le Regioni più virtuose, che cioè non devono rispettare un piano di rientro dal deficit sanitario, quelle in maggiori difficoltà. Per queste realtà locali gli sconti sulle forniture sono appena dell'1,8% per il 2012 e dell'1,9% per il 2013. "Questi risultati - spiegano da Fiaso - fanno evaporare come un miraggio l'obiettivo di risparmio di 2,7 miliardi nel biennio, soldi che intanto sono stati detratti dal fondo sanitario nazionale". E' quindi impossibile ottenere gli sconti per questi prodotti.

Per quanto riguarda i settori in cui si sono chiesti gli sconti, è andata meglio per i servizi come manutenzione di impianti, tecnologie e beni non sanitari. La media della riduzione delle spese è stata del 3,4%. Meno bene è andata per i servizi non sanitari, come quelli di mensa e pulizia, dove non si è andati oltre a riduzioni medie dell'1,9%, mentre per i canoni di noleggio si è ottenuto solo un meno 1,2% e per i dispositivi medici, tra i quali apparecchiature delicate come Tac, Risonanze o stent coronarici la riduzione è stata di un modesto 1,6%. "Come dire - commentano da Fiaso - che per ottenere i risultati auspicati dalla spending review bisognerebbe agire riducendo la qualità di dispositivi e apparecchiature dai quali dipende la salute delle persone".

Il risultato del flop delle misure dettate dalla spending review e dalla legge di stabilità è che per il 95% delle aziende sanitarie la politica del rigore si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle prestazioni rese ai cittadini. "Purtroppo i primi segnali non sono positivi - commenta il presidente della Fiaso, Giovanni Monchiero - . Molte Aziende si vedono già costrette a tagliare su altri fattori produttivi, come ad esempio il personale, oltre a quei servizi territoriali dove è più facile intervenire, come l'assistenza domiciliare o quella agli anziani nelle case di riposo. Del resto un po' da tutta Italia arrivano segnali inquietanti, regioni virtuose incluse".

Alle Molinette di Torino, citano come esempio da Fiaso, si stanno somministrando ai pazienti farmaci con il contagocce, alcune Asl laziali hanno comunicato a voce o per iscritto ai pazienti nutriti artificialmente a domicilio che le soluzioni nutrizionali non potranno più essere fornite in misura sufficiente. All'ospedale di Tivoli ci si è limitati al simbolico taglio di acqua e latte per i ricoverati, ma a Rimini è stato sospeso il servizio di dialisi notturno che consentiva ai nefropatici che lavorano di continuare a farlo, mentre nella virtuosa Toscana la Asl fiorentina dal 10 dicembre garantisce solo gli interventi chirurgici urgenti e quelli oncologici.

"E sono solo alcuni esempi di un sistema che inizia un po' ovunque a scricchiolare". Per Fiaso bisogna cambiare il prezzo di riferimento dei beni e servizi, creare un'agenzia sui dispositivi medici, passare dal ticket alla "franchigia" voluta anche dal ministro Balduzzi.

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