Secondo la criminalità organizzata è una attività ad alto profitto e basso rischio: il commercio illegale di fauna selvatica ha infatti un valore di almeno 19 miliardi di dollari l'anno ed è al quarto posto nel commercio illegale a livello mondiale dopo gli stupefacenti, la contraffazione e il traffico di esseri umani.
A denunciarlo è il nuovo rapporto "Fighting illicit wildfile trafficking a consultation with governments - combattere il traffico illegale di fauna selvatica - una consultazione con i Governi" del WWF e TRAFFIC (la rete di monitoraggio del commercio della fauna selvatica, creata congiuntamente da IUCN e WWF).
Oltre a minacciare molte specie in via di estinzione, il commercio illegale di specie selvatiche rafforza le reti criminali, mina la sicurezza nazionale, impoverisce le comunità locali e comporta rischi crescenti per la salute globale, secondo il rapporto che presentato da WWF e TRAFFIC in una conferenza degli ambasciatori delle Nazioni Unite a New York. "I crimini contro la Natura sono aumentati in modo allarmante negli ultimi dieci anni, e sono sempre più condotti da organizzazioni criminali a livello mondiale. Abbiamo bisogno di una risposta quindi che sia globale " afferma Jim Leape, Direttore Generale di WWF Internazionale. "Sono spesso le comunità più povere del mondo a essere danneggiate da questo commercio illegale, mentre le bande criminali e i funzionari corrotti traggono profitto. I ranger dei parchi più a rischio ci stanno rimettendo la vita e quelle famiglie che dipendono dalle risorse naturali stanno perdendo i loro mezzi di sussistenza " ha detto Leape.
Gran parte del commercio di prodotti illegale di specie selvatiche è oramai gestito da reti criminali sofisticate con un respiro internazionale. I profitti derivanti dal traffico della fauna selvatica sono utilizzati per l'acquisto di armi, per finanziare i conflitti civili e il terrorismo e attività connesse dice il rapporto. Il coinvolgimento della criminalità organizzata e dei gruppi ribelli nei crimini contro la fauna selvatica è in aumento, secondo quanto rilevato nelle interviste con i Governi e le organizzazioni internazionali condotte dal gruppo di consulenza globale Dalberg per conto del WWF (Dalberg Global Development Advisors è un gruppo di consulenza che lavora per aumentare il tenore di vita nei paesi in via di sviluppo e affrontare le questioni globali come il cambiamento climatico).
Gli intervistati concordano sul fatto che l'assenza di credibilità delle forze dell'ordine, una poco efficace azione penale e poche sanzioni e altri deterrenti al traffico di fauna selvatica riducono i rischi percepiti dai gruppi criminali, così come la domanda dei consumatori è facilitata dalla maggiore accessibilità via internet dei prodotti illegali di fauna selvatica. "La domanda di prodotti naturali illegali è in aumento di pari passo con la crescita economica in quei paesi consumatori emergenti, e con denaro facile e profitti sempre più alti per le organizzazioni criminali", ha detto Massimiliano Rocco responsabile Specie, TRAFFIC & Foreste WWF Italia. Il Rapporto ha sottolineato che il commercio illegale di specie selvatiche è quasi sempre visto da parte dei Governi esclusivamente come un problema ambientale e non è trattato come un crimine transnazionale e una questione di giustizia.
"Ci auguriamo che i diversi Governi maggiormente interessati aprano gli occhi e si rendano conto che devono affrontare il commercio illegale di Natura come una questione urgente", ha detto Rocco "Non è solo una questione di tutela dell'ambiente, ma anche della stessa sicurezza nazionale, in particolare per quei paesi già provati da profonde lacerazioni sociali ed economiche . E 'ora di porre fine a questa grave minaccia allo stato di diritto. I proventi dei traffici illegali sempre più spesso finiscono per arricchire la criminalità organizzata e favoriscono instabilità sociali e politiche. Lo sfruttamento incontrollato di queste risorse toglie opportunità di riscatto economico a chi vive in quei contesti e di quelle risorse, priva gli stessi paesi ricchi di natura dei loro beni primari, ponendo limiti a che tali Paesi possano fare sviluppare le loro economie su un uso più razionale e sostenibile delle proprie ricchezze che invece continuano ad essere depredate senza limiti". I funzionari di Governo dicono che un approccio sistematico è necessaria per combattere il traffico illecito di fauna selvatica e servono maggiori risorse, cooperazione interministeriale, uso di moderne tecniche investigative per individuare e perseguire i criminali.
Infine i Governi e le organizzazioni non governative hanno un ruolo importante, come si vede nel recente rapporto WWF "Wildlife crime Scorecard - Valutazione e applicazione degli impegni CITES per tigri, rinoceronti e elefanti" che analizza le performance di 23 tra i più importanti paesi considerati di transito o consumatori diretti di parti e prodotti di queste specie e evidenzia quali siano i Paesi non riescono a mantenere i propri impegni nella lotta al crimine. Il WWF Italia è direttamente impegnato nel contrasto al commercio illegale, dai traffici di animali da compagnia alle peli di rettile o lane pregiate, anche con un particolare sostegno al Cuore verde dell'Africa, il bacino del Congo, dove la deforestazione unita ad un incremento della caccia e al commercio illegale sta portando all'estinzione non solo di specie simbolo come i gorilla e gli elefanti di foresta ma di molte altri animali meno conosciuti ma fondamentali per la sopravvivenza della foresta e delle sue comunità (per dettagli https://wwf.it/greenafrica). "E' un vero circolo vizioso: in questi paesi i ricchi proventi derivati dall'uccisione e dal commercio illegale di animali e delle loro parti nutrono un mercato diffuso e pericolosissimo di armi. E così i fucili, i kalashnikov, entrano capillarmente nella foresta rinforzando quel massacro di animali grandi e piccoli di cui si nutrono i signori delle armi - ha detto Isabella Pratesi, Direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia.
di Tommaso Tautonico