di Giuditta Mosca

Lo Stivale non è più quel "sogno steso per lungo ad asciugare" che cantava Fossati. Lo conferma il rapporto nazionale sulle emigrazioni presentato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) ieri mattina a Milano.

Nel 2012 il computo degli stranieri che hanno lasciato l'Italia e quelli che l'hanno invece raggiunta dà il saldo più basso di sempre con un aumento di 27mila persone rispetto al 2011, una lieve crescita dello 0.5%, ovvero radente lo zero. A termine di paragone nel 2009 si è registrata una maggiorazione di circa 500mila persone poi, già dal 2010 con una crescita pari a 69mila individui, i primi segnali di rallentamento. Segnali che hanno trovato continuità nel 2011 e che, nel 2012, diventano un trend. Il rapporto indica anche un calo dei clandestini, stimati in 326mila ovvero 117mila in meno rispetto al primo gennaio 2011 (in termini percentuali è una diminuzione del 25%).

Non è un andamento isolato, basti pensare che proprio ad inizio 2012 il flusso migratorio di messicani verso gli Usa e quello inverso ha fatto segnare la parità. I motivi sono sempre gli stessi, la carenza di lavoro e la crisi economica. Queste due ragioni sono anche quelle che hanno fatto impennare il tasso di italiani emigrati, balzato del 9% al ragguardevole numero di 50mila persone, pari agli abitanti di cittadine come Campobasso, Scafati o Ascoli Piceno. Al 1° gennaio 2012 si contavano 4,2 milioni di italiani all'estero ossia 300mila in meno di quanti stranieri si contassero in Italia. Le stime prodotte dall'Ismu parlano di un aumento totale degli stranieri in Italia di circa 6milioni entro il 2041, portando la percentuale dall'attuale 8% a poco meno del 18%.

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