Le banche devolvono quote dei pagamenti o dei costi.
Le strade che permettono di vestire di etica l'uso dei soldi sono (quasi) infinite. Una è quella di collegare a iniziative o finalità solidali gli strumenti di pagamento diffusi su larga scala, come nel caso delle carte di credito. Lo ha fatto ad esempio Unicredit con il progetto Carta E, avviato a partire dal 2005.
Oggi sono circa 200mila le Carta E in circolazione. Il loro funzionamento è il seguente: senza costi aggiuntivi per il titolare della carta, una percentuale di ogni spesa (il 2 per mille) effettuata con la carta finisce ad alimentare un fondo che viene destinato al finanziamento di iniziative e progetti di solidarietà, di cui beneficiano in particolare persone in stato di bisogno e disagio sociale. O, come sempre più spesso si dice, di fragilità sociale.
È una carta di credito come le altre, che si può utilizzare per i normali pagamenti, in Italia e all'estero, e per quelli via internet (è disponibile anche in versione "famiglia", utilizzabile dal cointestatario del conto anche che non abbia un proprio reddito).
In casi come questo, di solito, è dalla destinazione dei soldi che si riesce a valutare nel migliore dei modi la bontà dello strumento e dei meccanismi che ne presiedono il funzionamento. Di recente, grazie alle somme raccolte con Carta E, la banca di piazza Cordusio ha finanziato con 500mila euro una serie di progetti legati all'inclusione lavorativa dei giovani. Si tratta di sette progetti presentati da organizzazioni non profit: per la precisione i progetti vincitori del bando "Strategie di coesione sociale per i giovani", che Unicredit ha lanciato quest'anno proprio per aiutare i giovani tra i 15 e i 29 anni che si trovano in situazione di disagio a inserirsi nel mondo del lavoro. Due gli ambiti ai quali i progetti candidati dovevano fare riferimento: il primo, l'inclusione lavorativa; il secondo, il sostegno all'imprenditorialità sociale, in altre parole al social business.
Chiuso nel giugno scorso, il bando ha visto la partecipazione di ben 266 progetti, fra i quali il Comitato scientifico ha selezionato i sette vincitori, cui sono andati 60mila euro ciascuno. Progetti che, presi complessivamente, potrebbero arrivare a creare quasi 50 nuovi posti di lavoro.
Si tratta dei progetti: "San Tarcisio", della Cooperativa sociale Il Carro di Paullo (Milano), che prevede l'inserimento (tirocinio e assunzione a tempo determinato) di sette ragazzi come baristi; "Jump into Job", della Cooperativa sociale N.O.I. (Nuovi Orizzonti Informatici) di Treviso, con cui dieci giovani svantaggiati dall'inizio del prossimo anno saranno coinvolti in una realtà produttiva in cui acquisiranno competenze e capacità relazionali attraverso una simulazione di compiti lavorativi; "Spes@Labor", della Cooperativa sociale le Soleil di Torino, attiva nel campo dei servizi socio-educativi e socio-sanitari (nidi, comunità terapeutiche, centri per giovani e anziani); "Impronte Sociali", della Cooperativa sociale Studio e Progetto 2 di Oristano, che prevede l'erogazione di voucher per startup d'impresa sociale tra gennaio 2013 e marzo 2014; "A bridge for life", della Casa Exodus di Tursi, a Matera (legata alla Fondazione Exodus di don Mazzi), che ha come obiettivo l'inclusione di giovani attraverso l'apertura di un laboratorio per la produzione di borse in tessuto all'interno della cooperativa; "The Best Lunch", della Cooperativa sociale Azione Sociale, a Messina, con il quale si intende favorire l'inclusione sociale di dieci giovani portatori di disabilità psichica attraverso l'esercizio dell'attività della ristorazione.
Il progetto che ha ricevuto il maggior numero di preferenze dai dipendenti di Unicredit (8mila quelli che hanno espresso il loro voto), e ha ottenuto per questo un finanziamento aggiuntivo di 75mila euro, è risultato "Mani in Pasta", della Cooperativa sociale Madre Teresa, a Reggio Emilia, che si prende cura di madri con bimbi in case di accoglienza e nel laboratorio Maninpasta le accompagna verso l'autonomia lavorativa formandole sulla produzione e vendita di pasta fresca e di prodotti da forno tipici della saporita cucina emiliana.
Unicredit non è comunque il solo istituto di credito a proporre carte di credito con caratteristiche etiche o solidali, che soprattutto sotto Natale potrebbero rappresentare un buon modo di esprimere tangibilmente la propria attenzione verso chi è in stato di bisogno e nei confronti di coloro che si adoperano quotidianamente nel mondo del sociale.
La Banca Popolare Etica, ad esempio, che fa della trasparenza e dell'approccio etico all'uso del denaro la sua caratteristica fondante, offre carte di credito secondo il modello affinity: significa che è la banca ogni anno a destinare un contributo (rinunciando a una parte delle commissioni) all'organizzazione non profit associata alla carta. La carta affinity di base è associata alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica (del sistema Banca Etica), ma ce ne sono anche associate ad altre organizzazioni, come Mani Tese, Intersos, Agesci, Amnesty International, Amici Dei Bambini, Economia di Comunione. L'organizzazione beneficiaria riceve inoltre un contributo fisso per ogni carta di credito che viene emessa a marchio congiunto (cioè di Banca Etica e dell'organizzazione stessa).
Un altro modello ancora, in questo campo, è offerto dal Gruppo Banca Sella. In questo caso è stabilito che all'associazione di riferimento, fra quelle previste (fra cui il Gruppo Abele), venga devoluto il 70% del canone annuo della carta. C'è poi la carta prepagata Unicef Ricaricabile che funziona in modo ancora diverso: la banca, in questo caso, devolve a Unicef 3 euro per ogni carta e lo 0,1% per ogni operazione effettuata.
Similmente operano le carte prepagate etiche proposte da Banca Monte dei Paschi di Siena, a favore ad esempio della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), dell'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze e di Operation Smile, la fondazione che in molti Paesi del mondo offre interventi di chirurgia plastica correttivi di malformazioni facciali come il labbro leporino: parte delle quote di emissione delle carta vengono destinate alle attività delle organizzazioni beneficiarie. Per la carta a favore dell'Associazione Tumori Toscana, la banca devolve all'organizzazione beneficiaria anche una cifra per ogni ricarica effettuata, mentre per la carta a favore di Avis Regione Umbria è previsto che la banca effettui periodicamente una donazione liberale a sostegno dell'attività dell'organizzazione.
Andrea Di Turi
@andytuit