di Ugo Biggeri - presidente Banca Etica
Il nostro paese è nel mezzo di una guerra finanziaria. Dopo mesi in cui si sono susseguite le "settimane decisive per lo spread" sembra che la logica imperante debba sempre essere quella di breve periodo e degli interessi di parte. Mettendo alla berlina qualsiasi possibilità di agire per l'interesse di tutti. La crisi che stiamo attraversando è nata e continua ad alimentarsi nella finanza globale senza regole.
Dal 2008 lavoriamo in tutte le sedi, istituzionali e non, per promuovere le nostre proposte, che sono le proposte di tanti economisti, organizzazioni della società civile e istituzioni finanziarie orientate al bene comune. Queste proposte devono essere centrali nonostante la deriva del panorama politico nazionale:
- introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie;
- limitazioni ai derivati senza sottostante;
- diverse regole di assorbimento di capitale per i prodotti finanziari per non penalizzare l'economia reale e di comunità;
- controllo dei paradisi fiscali.
In questa fase sembrano trovare poco spazio i temi legati al controllo dei mercati con nomi "inquietanti" come shadow banking sistem, high frequency trading, over the counter, dark pools. Nomi che indicano una finanza che ormai vale 20 volte il PIL mondiale, che non produce ricchezza e che è controllata da un pugno di attori interessati solamente a conquistare denaro, potere, risorse.
La crisi ha evidenziato debolezze strutturali degli stati (tra cui l'Italia), debolezze che vengono da lontano e che hanno alla base responsabilità politiche forti e che non si possono ignorare. La politica, non solo quella fatta dal governo tecnico, ha scelto di agire senza intraprendere fortemente le strade dell'equità e della giustizia economica: su lotta all'evasione fiscale, anticorruzione, proporzionale distribuzione del peso della crisi su chi ha di più, incentivi alla green e social economy, abbiamo sentito molti slogan, ma apsettiamo ancora di vedere scelte che segnino un momento di rottura decisivo rispetto al passato.
La finanza etica parte da domande di senso su quello che facciamo in campo economico. E fa rima con responsabilità: ossia il cercare di capire quali effetti sociali culturali, ambientali comportano le scelte economiche e le azioni che si compiono. Oggi c'è un gran bisogno di questa responsabilità, soprattutto in politica.
Un anno di sacrifici rischia di sfumare per un calcolo elettorale. Dobbiamo preoccuparci e capire che siamo noi cittadini insieme alle organizzazioni della società civile a doverci preoccupare di porre i temi finanziari ai vertici dell'agenda politica.
Quello che possiamo fare è continuare il nostro lavoro: il sostegno all'economia del bene comune è un impegno che ci appassiona e che è possibile grazie all'impegno di chi partecipa con il proprio tempo e i propri risparmi all'ambizioso progetto di Banca Etica.
Ma oggi abbiamo una consapevolezza in più: non possiamo esimerci dal chiedere con forza alla politica di cambiare rotta e di cambiare passo, abbiamo bisogno che la finanza diventi un acceleratore di economia e democrazia e smetta di essere questo strumento di conquista e distruzione.
Per chiudere ricordo a tutti che anche se lo scenario verso il voto del 2013 non ci rallegra possiamo insieme darci da fare e "votare con il portafoglio", come ricorda sempre il Presidente del Comitato Etico Leonardo Becchetti.
Le nostre scelte sono il cambiamento che vive e cresce ogni giorno e che tiene accese le speranze per un paese migliore.