Anna Masera
Intervista al segretario generale di ActionAid Italia, tra le organizzazioni di volontariato più attive via Internet, attraverso i social networks.
Marco De Ponte, 42 anni, due figli, è segretario generale di ActionAid Italia (www.actionaid.it ) dal 2001: dopo la laurea in relazioni internazionali a Padova e il Master in Diritti Umani a Londra ha sempre lavorato per organizzazioni non governative internazionali no profit, cominciando a occuparsi di diritti umani con Amnesty International.
Con lui, Action Aid in Italia è tra le organizzazioni di volontariato più attive via Internet, attraverso i social networks. Tiene un blog ed è attivo su Twitter, dove ha lanciato la campagna «#ItaliaSveglia» (che è anche su www.italiasveglia.it ). Lo scorso 16 novembre, in occasione dell'incontro promosso assieme a Rena (rete per l'eccellenza nazionale), ha strappato al ministro dello Sviluppo Economico Passera la promessa della stabilizzazione del 5 x mille, il contributo fiscale che ogni cittadino può scegliere di attribuire al volontariato. «Caro De Ponte, mi impegno personalmente per il buon esito del percorso legislativo - gli aveva risposto pubblicamente Passera -. Nel caso lo faremo con un decreto legge, ma lo faremo».
Continuerete con il prossimo governo la vostra battaglia in Rete per ottenere un impegno per il terzo settore?
«Saremo là dove serve per farci ascoltare. Tra il 2008 e il 2012 sull'aiuto allo sviluppo italiano si è abbattuto un taglio che non ha paragoni in Europa. Se avessi una bacchetta magica e potessi prendere il posto di chi condurrà la competizione politica, chiederei: come riporterete l'Italia nel mondo? Cosa farete per creare un contesto che faciliti e non ostacoli il nostro lavoro? L'Italia si è trasformata in un "debitore cronico" agli occhi della comunità internazionale. Sette milioni di italiani usufruiscono dell'impegno del terzo settore e 15 milioni di cittadini italiani destinano il 5 x mille a enti no profit. Le organizzazioni della società civile, ong, associazioni di terzo settore, cooperative ed enti di promozione sociale sono in Italia - come nei Paesi in via di sviluppo - protagonisti importanti della società. Ma è urgente rivedere le barriere normative, burocratiche e fiscali che ostacolano il nostro lavoro. L'Italia è al 53° posto su 72 donatori nella classifica PublishWhatYouFund.org. L'Italia non ha ancora aderito allo Iati, un'iniziativa internazionale che mira a rendere trasparenti e accessibili le informazioni sull'aiuto. Responsabilità, partecipazione e trasparenza sono elementi necessari per fare del Sistema Italia un sistema sano».
Internet vi ha aiutato a reclutare sostenitori?
«Si, soprattutto per acquisire contatti e fidelizzarli coinvolgendoli, per esempio attraverso la sottoscrizione di petizioni. Abbiamo 150 mila sostenitori finanziatori più altri 60 mila che ci donano il loro tempo, e il tasso di ritiri nonostante la crisi è bassissimo, non supera il 10%. In Italia c'è una grande offerta di cittadinanza attiva; ma il cambiamento passa attraverso il rigenerare fiducia, e la trasparenza è premessa fondamentale per una piena partecipazione dei cittadini. Anche per la cooperazione allo sviluppo erogata dal nostro Governo dovrebbe valere l'imperativo morale a garantire trasparenza su dove vanno a finire le risorse allocate per aiutare i Paesi più poveri».
La vostra campagna online «Italia Sveglia» è un promemoria per la prossima legislatura?
«Chiediamo ai cittadini di sottoscrivere otto punti che riteniamo fondamentali per il futuro del nostro Paese e di farci sapere qual è il più importante per loro. Noi lo sottoporremo ai candidati affinché lo inseriscano nei loro programmi elettorali e controlleremo che gli impegni presi siano rispettati. Tutti insieme possiamo cambiare le cose. Mobilitare i cittadini in Rete è il nostro pane. Su Twitter, oltre a #ItaliaSveglia, è partita la campagna #nonlovoto».