C'è la crisi, si fa sentire e il volontariato cambia pelle. Tanto che diventa mordi e fuggi. Infatti, secondo le organizzazioni di Milano e provincia, aumenta (+ 19,6%, da 11.791 nel 2009 a 14.676 nel 2010) il numero di coloro che si impegnano saltuariamente, mentre diminuisce (-14,3%, da 30.077 del 2009 a 26.307 del 2010) il numero di persone che fanno attività "sistematica". Scende anche (-2,1%, da 41.868 del 2009 a 40.983 del 2010) il numero complessivo dei volontari nelle organizzazione attive sul territorio. Il numero dei cosiddetti "saltuari" è pari al 35,8% del totale dei volontari. Se però a livello nazionale chi svolge attività sistematica dedica in media 5 ore alla settimana, tale numero scende a 3,3 ore a livello di Milano a provincia.

Sono questi alcuni tra i dati che emergono dall'edizione 2012 della ricerca dal titolo "Il volontariato a Milano e provincia nel 2010. Una risorsa per l'innovazione sociale" che è stata presentata giovedì 29 novembre a Milano nella sede di Ciessevi.

Si tratta dell'annuale rapporto del Centro servizi per il volontariato nella provincia di Milano, curato dal ricercatore Sebastiano Citroni, che fotografa l'attività delle 899 organizzazioni di volontariato (Odv) iscritte al registro.

I numeri della ricerca indicano che le cinque principali aree di intervento delle associazioni sono: l'ambito sociale (48,2%, con 562 mila utenti), quello sanitario (30,2%, con 715 mila utenti), culturale (7,4%, con 65 mila utenti), ricreazione e tempo libero (6,9%, con 9 mila utenti) e istruzione, formazione e ricerca (6,3%, con 13 mila utenti).

C'è da osservare, inoltre, che il 19,3% di tutte le associazioni della Lombardia opera in Provincia di Milano, di queste ultime il 42,3% nel solo Comune di Milano.

A proposito dell'identikit dei volontari c'è da notare un calo (-5%) nella fascia di età dai 55 ai 64 anni e una crescita (+16%) dei giovani al di sotto dei 30 anni, mentre si mantiene stabile il numero di coloro che s'impegnano nell'azione volontaria in una fascia di età fra i 31-54 anni e sono pari al 34% del totale.

Sul versante della criticità, nella ricerca le associazioni di volontariato di Milano e provincia, nel 61% dei casi, sottolineano una difficoltà nel reperimento dei fondi da enti pubblici, nel 56% dei casi da enti privati e nel 54% dei casi nella raccolta fondi in generale. Secondo il presidente del CSV Lino Lacagnina le percezioni di maggiori difficoltà da parte delle organizzazioni si concentrerebbero sul reclutamento dei volontari e sul ricambio generazionale all'interno delle singole associazioni.

Infine nell'ultimo capitolo, il quinto, la ricerca di quest'anno si focalizza sulla capacità del volontariato di essere artefice di innovazione sociale. Secondo Sebastiano Citorni, autore della ricerca «L'innovazione sociale è una cosa precisa alla quale il volontariato può contribuire e per la quale è importante che ci si avvicini, che la monitori, la conosca e la agisca con operazioni concrete».

Superando una concezione che lega questo tema all'impresa sociale, il rapporto esemplifica, citando alcuni progetti di volontariato (cinque dei nove presi in esame dal rapporto 2012) come la legittimità di un'associazione, la sostenibilità nel tempo di un'iniziativa e lo sviluppo di relazioni tra attori eterogenei (possono essere, per esempio, enti pubblici e/o privati sono "elementi", "dimensioni", "istruzioni" attraverso le quali le organizzazioni di volontariato declinano in concreto l'innovazione sociale. Ecco perché andrebbero ulteriormente sviluppate, valorizzate e promosse nei progetti futuri di ciascuna realtà del nostro territorio.

In chiusura della serata Rita Querzè, giornalista di Corriere della Sera che ha moderato gli interventi dei partecipanti alla presentazione, ha invitato le associazioni presenti all'incontro a testimoniare ai giornali le proprie storia senza timidezze e timori di apparire, per raccontare ai lettori anche le cose buone che si fanno.

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