Paolo Venturi esperto di: Economia Sociale, Cooperazione, Impresa sociale, Innovazione sociale, Non Profit.
I modelli di welfare europei sono stati messi sotto pressione da importanti cambiamenti demografici, economici e sociali: il progressivo invecchiamento della popolazione, le crescenti aspettative in materia di salute, i maggiori rischi di non autosufficienza, la discontinuità lavorativa e di reddito, nonché le tensioni sul debito pubblico hanno reso progressivamente insostenibili sistemi di assistenza e previdenza ideati in passato. Si tratta di una situazione accelerata dalla crisi che pone due questioni importanti per l'Europa: come ridisegnare un nuovo modello di welfare che sappia assicurare competitività del sistema produttivo? Quale paradigma economico e quale modello di sviluppo ci porteranno fuori da una crisi che sta strutturalmente mutando la nostra società e i nostri stili di vita?
A partire da questi interrogativi si è svolto il dibattito della XII edizione di "Le Giornate di Bertinoro per l'economia civile" quest'anno dedicate al tema "Proposte per uno Sviluppo Umano Integrale". Quattro sono "le piste" per un nuovo cambio di paradigma:
1. Co-operazione come risposta al superamento del modello Stato - Mercato
E' necessario recuperare il senso del co-operare non solo come modello d'impresa, ma soprattutto come proposta per superare quello che è uno degli "errori" più grandi che si stanno facendo nel costruire "ricette" per la crisi che stiamo vivendo. Dopo una fase di economia basata solo sull'espansione (indipendentemente da modo in cui questa veniva alimentata) e dopo il "fallimento" del Mercato e la strutturale impossibilità di realizzare Politiche Pubbliche efficaci a causa di risorse sempre minori, la "ricetta" che oggi ci viene proposta non può passare attraverso un diverso dosaggio di regole per Stato e Mercato. Occorre riscoprire il Co-operare come capacità di tenere insieme strumenti e fini di una prospettiva.
2. Incentivare la presenza di una maggior pluralità dei modelli d'impresa
Si rincorre lo sviluppo (anche a livello locale) dimenticando che il Mercato si può sviluppare attraverso un maggior pluralismo delle forme di impresa, ossia che si può far leva su una nuova categoria di imprenditori, che rischiano come tutti, ma non per massimizzare il proprio profitto bensì per una finalità di pubblica utilità (es. coop. sociali). L'esperienza e tutte le ricerche evidenziano come nella misura in cui le cooperative (quelle vere) crescono, si producano benefici sia in termini di equità sia in termini di sviluppo. L'evidenza inconfutabile è la capacità di difendere e creare lavoro (dal 2007 al 2011 l'occupazione creata dalle cooperative italiane è aumentata dell'8%).
3. Ripartire dal Civile
A fronte di un cambiamento così profondo e radicale non ci si può difendere con tatticismi. Occorre, invece, partire dall'evidenza che la risposta a questa crisi entropica non può muovere da una visione di Società che si fonda sul dualismo Stato-Mercato, bensì dalla società civile stessa. Una società capace sia di farsi "Stato" nel perseguire obiettivi di pubblica utilità, sia di farsi "Mercato" costruendo una nuova domanda ed offerta di beni e servizi .
4. Sociale come driver per un nuovo modello di sviluppo
Bisogna riscoprire ed enfatizzare la dimensione sociale dentro al mercato, non come costo bensì come investimento. Un mercato composto da cittadini-imprese, cittadini-consumatori e cittadini-lavoratori. Un mercato che diventa condizione sine qua non per sviluppare iniziative - pubbliche e private - orientate ad affrontare i problemi legati a coesione sociale, occupazione, sicurezza e cambiamenti climatici. Questa visione di sviluppo, per poter rompere il muro di una alienazione che fiacca il desiderio e rende dipendenti sempre da qualcosa che deve accadere lontano da noi, deve però ripartire dal basso, dalla società, dalla comunità.
"Costruire uno sviluppo umano integrale" è, dunque, possibile purché la persona, al contempo strumento e fine dello sviluppo, trovi il modo di tornare protagonista al centro di una Economia sempre più Civile.