Presentati i primi scaffali pieni di una biblioteca di letteratura africana in lingua portoghese, un importante spazio sociale per la città, per una delle più antiche comunità di immigrati in Italia.

Periferia est di Roma, palazzoni anni Settanta, grandi cortili e una antica "vaccheria" trasformata ora in una biblioteca. A marzo saranno 3 anni che questa grande struttura di servizio culturale funziona a pieno ritmo. Ha preso il posto di un luogo glorioso, la biblioteca Mozart, che per tanti anni ha rappresentato un avamposto, un tentativo di decentrare gli spazi culturali a fasce di popolazione a cui prima erano negati. Allora prevaleva la voglia di includere nella metropoli chi non viveva nei quartieri bene, di far sentire tutti cittadini. C'è chi questa volontà l'ha portata avanti con ostinazione e confrontandosi con l'attualità. Gabriella Sanna, responsabile del servizio Intercultura del Comune di Roma, ha da sempre scommesso sul valore portante della parola scritta. Nella capitale è una figura nota a tutti coloro che si sono occupati di immigrazione non solo per denunciare politiche di discriminazione, ma anche per costruire identità meticce.

Da tempo il suo lavoro è volto a favorire la diffusione, nel sistema bibliotecario, di scaffali zeppi di testi in lingua dei paesi di provenienza. Su 32 biblioteche comunali presenti in città, già 17 hanno aderito al progetto. All'antica vaccheria hanno iniziato da tempo  questo percorso e nei giorni scorsi si è potuta finalmente inaugurare, con un dibattito e una festa, la sezione dedicata all'Africa lusofona, in particolare alla letteratura capoverdiana. Parlare di Capo Verde, delle sue isole sparse nell'oceano di fronte all'Africa, significa raccontare una emigrazione particolare e forte, ormai giunta alla terza generazione. Arrivarono fra gli anni Sessanta e Settanta, soprattutto donne, per venire a lavorare nelle case italiane e con un progetto di vita a lungo termine. Metter da parte dei soldi, costruirsi un gruzzolo e ricevere una pensione per poi godersi la vecchiaia finalmente con la propria famiglia, con meno miseria nelle ossa.

Donne forti, raccontate in un film documentario che è stato presentato nel corso dell'incontro, Mariscica fu la prima, diretto da Anna Maria Gallone, donne che dall'Italia, come racconta efficacemente una delle testimoni del ritorno, hanno ricevuto due cose: dolore e denaro. Per il mondo dell'antirazzismo non solo romano, a Capo Verde si associa inevitabilmente il nome di Maria De Lourdes Jesus, che tutti ancora chiamano "Lu". Negli anni passati si è affermata come giornalista, scrittrice, militante, persona capace di costruire ponti e sistemi di relazioni, e non solo all'interno della sua comunità. Nella sala gremita della biblioteca, mentre Lù parlava, ogni sua parola veniva ascoltata con la commozione e il silenzio che si riservano ad una persona strutturalmente importante. Oggi la comunità capoverdiana è giunta alla terza generazione.

Si viene in Italia non solo per un progetto di vita legato ad un lavoro subordinato, ma per studiare, divenire portatori e portatrici di sviluppo, realizzare progetti di cooperazione. Così come ha affermato l'ambasciatore capoverdiano Josè Eduardo Barbosa, presente all'evento: «Capo Verde è parte dell'Africa, ma è profondamente influenzata dalla cultura europea; se da noi c'è meno razzismo che in altri paesi è anche perché ci sentiamo immersi in un sistema di legami. Ci appartiene».

A dimostrarlo, Jorge Canifa, scrittore, cresciuto in Italia, musicisti, giornalisti, ragazzi e ragazze orgogliosi di poter vivere fra due culture, di avere una propria identità e di sapersi orientare a testa alta in un Paese a volte opprimente. Se la comunità capoverdiana si sente in fondo inclusa in un sistema spesso invece respingente, restano invece le leggi che delimitano i diritti: «Resta la necessità di riformare l'accesso alla cittadinanza - dice Angela Spencer, presidente di Mundokriol Omcviuna, associazione storica che sta per compiere i 25 anni - resta la necessità di garantire a quelli che ormai sono figli e nipoti, una prospettiva di vita diversa. Le nostre associazioni, per poter garantire ai giovani periodi di rincontro con la propria cultura di origine, avevano negli anni passati la possibilità di realizzare dei periodi di colonia, ma la ex governatrice del Lazio Renata Polverini ha tagliato i fondi. E si trattava di piccole spese che garantivano buone pratiche». Angela è fra le tante che incontri sempre nelle piazze in cui si combatte ogni forma di razzismo, ma è anche fra le prime a credere nell'importanza di dotare i propri connazionali di strumenti culturali.

Poi, nel corso della serata, tanti interventi delle associazioni capoverdiane, intervallati da incursioni musicali in cui suoni e voci facevano respirare la saudade, la nostalgia. E al primo piano del grande spazio è stata inaugurata una mostra fotografica, immagini splendide delle isole spazzate dal vento di Capo Verde (Via di Grotte di Gregna, 27, aperta fino al 17 dicembre). Generazioni diverse della comunità, italiani innamorati di quelle isole e della gente così carica di dignità, sono stati insieme a godersi una serata forse unica.

Stefano Galieni

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