di Ivana Pais e Daniela Castrataro
Tagliare da 10 anni a 10 mesi il ritardo dell'Italia rispetto agli Stati Uniti: è questo, per Alessandro Fusacchia, l'obiettivo dell'intervento sul crowdfunding contenuto nel recente Decreto Sviluppo. L'Italia, per una volta, si muove al passo con i tempi, eppure le critiche non mancano: il timore è che il mercato non sia abbastanza maturo. Ma quali sono i numeri del crowdfunding in Italia?
Le piattaforme attive sono sedici e altre cinque sono in fase di lancio: otto piattaforme sono reward-based e cinque donation-based; solo una piattaforma può essere ricondotta all'equity-based e due al social lending. Di queste, dodici hanno partecipato alla nostra indagine esplorativa.
La piattaforma con più lunga tradizione è Produzioni dal Basso (lanciata nel gennaio 2005), seguita da Smartika nel 2008 (allora denominata Zopa Italia), Kapipal nel 2009 e Prestiamoci nel 2010, ma l'anno di esplosione del crowdfunding è il 2011 con Shinynote, Eppela, Cineama.it, Retedeldono e SiamoSoci, seguite nel 2012 da Musicraiser, Starteed e Crowdfunding-italia. Le sedi delle piattaforme sono concentrate nel Nord Italia, c'è un'unica piattaforma con sede a Roma e una ha sede a Londra. Il mercato di riferimento è nazionale, con l'eccezione di due piattaforme che si posizionano sul mercato europeo.
I progetti ricevuti complessivamente da tutte le piattaforme dal momento del loro lancio sono più di 30.000, di cui oltre il 75% dalle piattaforme di social lending; quelli approvati/pubblicati sono quasi 9.000 (più di 5mila nel social lending); quasi 2.500 quelli finanziati. Il tasso di successo, complessivamente pari al 28%, varia dal 7% dell'equity-based al 16% del reward-based fino al 35% del social lending. Per il donation based si raggiunge il 74% ma per molte piattaforme la somma raccolta va comunque ai progettisti indipendentemente dal raggiungimento del target prefissato.
Il valore complessivo dei progetti finanziati è pari a 13 milioni, a cui concorrono in misura rilevante le piattaforme di social lending (78%) ed equity-based (15%). Solo il 7% del valore totale dei progetti finanziati è da imputarsi al reward-based/donation-based crowdfunding.
Ha forse ragione chi sostiene che il mercato è ancora immaturo: più della metà delle piattaforme sono nate dopo il 2011 e le cifre sono ancora ridotte, a confronto con il miliardo e mezzo di dollari raccolti attraverso il crowdfunding a livello globale. Ma i first mover hanno già accumulato un'esperienza significativa e il dinamismo degli ultimi mesi potrebbe determinare rapidi cambiamenti. Sono in aumento soprattutto le piattaforme reward-based, al contrario del trend globale che vede crescere le equity-based. La richiesta che viene dai loro fondatori è che, anche in questo ambito, vengano introdotte linee-guida per gli aspetti legali e fiscali, oltre a detrazioni per le donazioni a privati.
Il report completo è disponibile su Slideshare http://www.slideshare.net/crowdfuture/analisidelle-piattaformeitalianedicrowdfunding.
Twitter: @ivanapais @danielaCast