di Julia Ferreira de Abreu
Da quasi due secoli le favelas, le ?baraccopoli' brasiliane, restano un problema spinoso per lo sviluppo del Paese sudamericano. Le principali città della nuova potenza economica sono infatti costellate da questi alloggi di fortuna, che rappresentano un ostacolo allo sviluppo urbano e sociale, oltre a dare un'immagine nazionale negativa: la soluzione potrebbe però risiedere nel PAC.
La nascita delle baraccopoli in Brasile è legata alla fine del periodo di schiavitù al termine del secolo XIX. Senza proprietà della terra e nessuna possibilità di lavoro nel campo, molti schiavi liberati si sono trasferiti nelle grandi città. Inizia così l'occupazione nelle zone centrali delle grandi città al tempo in cui la diffusione delle baraccopoli nei quartieri più ricchi sembrava l'unica opzione per coloro che dovevano vivere vicino al posto di lavoro. Il grande numero di famiglie in cerca di alloggio e lavoro ha portato ad abitazioni arrangiate in luoghi svalutati, di difficile accesso e privi di infrastrutture.
Presto le baraccopoli del primo '900 sono diventate un problema, tanto che nel 1930 è stato sviluppato il primo progetto di residenze per la popolazione a basso reddito e, nel 1937 è stata vietata la costruzione di nuove baraccopoli. Nel 1974 il governo brasiliano ha però sospeso il piano di eradicazione e le comunità sono state lasciate all'abbandono. Nel corso del tempo, le favelas hanno acquisito nuove forme: le case fragili sono state sostituite con edifici in mattoni e tegole. Il mercato immobiliare all'interno delle baraccopoli si è svillupato a seconda dei servizi offerti, fino a quando il governo si è reso conto che le proposte di eradicazione precedenti, con lo spostamento e il reinserimento dei cittadini in zone remote, non erano più una soluzione visto che non solo questi progetti richiedevono un costo elevato, ma alteravano anche le relazioni sociali ed economiche dei residenti.
Nel 1993 è stato creato il Gruppo Esecutivo di Insediamento Popolare che decretava le basi per una politica rivolta alla questione, riconoscendo che la vita urbana è un diritto dei cittadini e che l'alloggio non è solo la casa ma l'integrazione alla città. Nello stesso anno, è stato lanciato un ambizioso progetto del Comune di Rio de Janeiro in collaborazione con le aziende private, chiamato Favela-Bairro che, con l'obiettivo di integrare le baraccopoli ai quartieri, ha previsto lo sviluppo di una serie di riforme in più di 150 comunità.
Ma nonostante tutti progetti precedenti, oggi in Brasile una fetta consistente della popolazione urbana vive ancora nelle baraccopoli. Questi alloggi sono construiti in aree occupate in modo disordinato, con rischio di erosioni, frane, inondazioni e allagamenti, e le strutture sono severamente precari. La loro diffusa presenza nelle grandi città compromette non solo la qualità della vita di chi ci vive, ma anche la qualità dell'ambiente urbano.
Le baraccopoli sono una delle manifestazioni più evidenti della grande disuguaglianza sociale in Brasile, così dal 2003 uno dei principali progetti del Ministero delle Città brasiliano è stato l'adozione di una vera politica abitativa per garantire alla popolazione urbana con reddito più basso la regolarizzazione dei loro alloggi, l'accesso ai servizi igienici-ambientali e una maggiore inclusione sociale. Nel 2006, il Fondo Nazionale per l'Edilizia Sociale brasiliano ha ricevuto R$ 1 miliardo (? 377 millioni) per la realizzazione dei progetti di riqualificazione e dal 2007 il progetto è stato inserito nel famoso Programma di Accelerazione della Crescita (PAC), che oggi guida la politica economica del paese.
La sfida è stata lanciata: sviluppare una politica nazionale per l'urbanizzazione delle baraccopoli assieme ad un programma sociale nelle aree di intervento, cercando di risolvere il problema degli alloggi in modo integrato e di qualità.
La precarietà di queste abitazioni è caratterizzata da diversi aspetti: l'irregolarità del terreno, la mancanza di servizi e infrastrutture di base, l'occupazione di zone di rischio, gli alti livelli di densità di edifici, la crescente distanza tra casa e lavoro associata alla mancanza di sistemi di trasporto pubblico efficienti, con conseguenti questioni sociali di estrema vulnerabilità. I progetti di urbanizzazione delle baraccopoli, inseriti nel PAC, prevedono dunque azioni per superare non solo le cattive condizioni delle abitazioni, ma anche la loro integrazione alla città con un notevole approccio ai problemi urbani, sociali e ambientali:
- Integrazione urbana: realizzazione di infrastrutture di base, tra cui alimentazione elettrica, sistemi di illuminazione stradale, fornitura di acqua e reti fognarie, raccolta dei rifiuti adeguata e interventi di contenimento e stabilizzazione del terreno per eliminare rischi.
- Alloggi: riqualificazione attraverso la ricostruzione degli alloggi nella stessa area oppure il reinsediamento delle famiglie in altre zone. Sono garantite alle famiglie che rimangono nelle loro case il miglioramento degli alloggi per quel che riguarda la sicurezza e la salute, oltre all'adeguamento degli spazi al numero di abitanti. In caso di reinsediamento, il nuovo sito dovrà essere, sempre che possibile, vicino alla zona originaria e/o al lavoro e ai legami di vicinato già stabiliti.
- Regolarità: l'identificazione della proprietà al fine di consentire l'inizio dei lavori e la garanzia della proprietà degli alloggi dopo gli interventi ai beneficiari finali.
- Inclusione sociale: promozione dello sviluppo socio-economico delle comunità attraverso attività educative, programmi di riqualificazione professionale, sostegno alle cooperative e generazione di occupazione e reddito sulla base delle esigenze e potenzialità delle aree.
- Componente ambientale: costruzione di unità abitative dotate di servizi igienici-sanitari. Sono previste azioni di recupero delle aree degradate, incluse la sistemazione e rivitalizzazione dei corsi d'acqua, la messa a dimora di alberi e la costruzione di parchi. Nell'ambito dei programmi di educazione ambientale vengono offerti corsi e conferenze sui temi della salute, le Aree di Conservazione Permanente e i rischi nella loro occupazione, la conservazione della natura e la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche.
In vista dei Mondiali di Calcio del 2014 e dei Giochi Olimpici del 2016, il governo brasiliano ha anche svillupato una politica di sicurezza pubblica più complessiva. Dal dicembre 2008 sono state installate nelle baraccopoli le Unità di Polizia Pacificatrice (UPPs), presidi di polizia al fine di garantire la sicurezza, osteggiata in particolare dal traffico di droghe. Per ottimizzare i progetti delle UPP, dal 2010 tali unità sono anche state implementate assumendo la denominazione di UPP Sociali: oltre a mantenere l'ordine si occupano di promuovere attività sociali, culturali e ambientali con lo scopo di favorire lo sviluppo sociale, e stimolare così l'esercizio della cittadinanza e la piena integrazione delle baraccopoli alla città.
Finora le risorse allocate alla realizzazione del PAC sono state distribuite tra i comuni delle aree metropolitane di Belém (PA), Fortaleza (CE), Recife (PE), Salvador (BA), Rio de Janeiro (RJ), Belo Horizonte (MG), São Paulo (SP), Campinas (SP), Santos (SP), Curitiba (PR) e Porto Alegre (RS), Brasilia (DF), le capitali degli stati che non fanno parte delle aree metropolitane, e altre grandi città in cui la popolazione totale è superiore a 150.000 abitanti.
PAC in Rocinha
Controllata dalla polizia dal novembre 2011, la Rocinha, oggi la più grande baraccopoli dell'America Latina, è stata liberata dall'azione dei criminali e riconsegnata ai suoi abitanti (oltre 100.000 secondo l'ultimo censimento). Altri progetti, tuttavia, restano in attesa: i lavori per il PAC 1 sono stati sospesi nel primo semestre del 2011 e si deteriorano con il tempo. Le costruzioni sono state occupate, come è accaduto ad un asilo convertito ad alloggio per oltre 30 persone e il mercato popolari nel Largo dos Boiadeiros che adesso è utilizzato come parcheggio. Nonostante tale scenario, lo Stato nega che i lavori siano fermi e garantisce la conclusione di tutti i progetti in otto mesi.
I lavori del PAC 1 in Rocinha sono stati iniziati alla fine del 2007. Parte del progetto è già completo ma, secondo il calendario ufficiale, la sua conclusione era stata prevista già alla fine del 2010. Secondo il Dipartimento dei Lavori Pubblici della città del Rio de Janeiro i lavori che devono ancora essere finiti sono stati ritardati perché il costo dell'allargamento della Via 4 è stato più alto del previsto, intorno ai R$ 25,9 milioni (? 9,76 milioni), ampliando il costo totale del PAC 1 a quasi R$ 298 milioni (? 112 milioni). Tra i lavori già finiti sono compresi un complesso sportivo, un'unità di terapia d'urgenza, un passaggio pedonale progettato dall'architetto Oscar Niemeyer, 144 nuovi alloggi e l'estensione della Via 4.
Nonostante il ritardo della prima fase del PAC, la Rocinha presto riceverà anche il PAC 2. I dettagli del progetto non sono ancora stati pubblicati, ma il governo brasiliano ha già annunciato che la mobilità e l'accessibilità saranno le sue priorità con la costruzione di una funivia che collegherà la futura stazione della Linea 4 della metropolitana di São Conrado fino alla Via 1. Il PAC 2 comprende anche la costruzione di case e strutture e lavori sulla una nuova fognatura, oggi a cielo aperto. La stima è che tutto sarà pronto nel 2014.