di Leonardo Jattarelli
ROMA «Non è giusto che i poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili». Detto, fatto. Il regista britannico Ken Loach, il padre del Free Cinema, il maestro di Terra e libertà e Bread and roses, Ken il rosso da sempre bandiera delle lotte dei lavoratori, ha deciso di rifiutare il Gran Premio Torino che il Torino Film Festival gli aveva assegnato in occasione dell'edizione che si apre domani con la proiezione (ora cancellata) del suo The Angels' Share. La questione, afferma il regista in una lettera inviata al Festival, riguarda proprio la tutela di alcuni lavoratori del Museo Nazionale del Cinema di Torino: «C'è un grave problema, ossia l'esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi» scrive Loach riferendosi a quelli di pulizia e sicurezza del Museo.
E aggiunge: «Dopo un taglio degli stipendi, i lavoratori hanno denunciato intimidazioni... I più malpagati hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti al taglio». Ad un certo punto della lettera, il regista sferra il gancio: «L'organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma assumersi le responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se impiegate da una ditta esterna».
LA DIFESA. Eccolo il punto che chiama direttamente in causa il Museo. E il suo direttore, Alberto Barbera (direttore della Mostra del Cinema di Venezia) ci spiega di essere «Esterrefatto, ma rimando al mittente le accuse. Loach è un vecchio amico, ci conosciamo dal '98». Quando ha inizio il tutto? «Nell'agosto scorso - afferma Barbera - quando Loach mi scrive dicendomi di aver ricevuto dall'Unione dei sindacati di Base, una denuncia su alcuni comportamenti antisindacali da parte della Cooperativa alla quale sono stati appaltati i servizi della Mole Antonelliana». E lei? «Gli ho spiegato che l'appalto era il frutto di una regolare gara europea, rispettosa delle normative ministeriali e dei contratti di lavoro».
LA MAIL. Ma Loach chiama in causa direttamente il Museo per non essersi mosso in qualche modo: «Ma io non posso intervenire - dice ancora il direttore del Museo di Torino - in merito a comportamenti di terzi. Anche se lo volessi. Il Museo ha avuto sempre la patente di correttezza nei confronti dei sindacati». Dunque? «Loach probabilmente voleva che facessi riassumere i licenziati o intervenire sulla questione salari. E così ci rivediamo a Venezia in occasione di un Premio e gli rispiego le mie stesse ragioni. Poi, tre giorni fa, la sua mail di rifiuto del Premio a Torino». Possibile che il regista sia un tale sprovveduto? «Ken Loach è una persona di grande sensibilità e rigidità, non capisco proprio perché si sia accanito così sul Museo di Torino e sul Festival. Mi spiace abbia preso alla lettera le accuse dell'Usb e non abbia tenuto in considerazione noi, sia stato così male informato da formulare riserve sui comportamenti del Museo». Perché il festival ha cancellato anche la proiezione di The Angels' Share? «Non è stata una decisione del Festival ma della Bim che distribuisce la pellicola». Dal canto suo, la società di servizi Rear, precisa: «Nessun taglio dei salari nè licenziamenti. Quanto alle minacce, un'accusa così pesante avrebbe già lasciato una traccia vistosa».