di Paola Romagnoli
Per permettere la tanto attesa evoluzione nell'ambito dell'apprendimento, il design dei contesti didattici dovrà sempre più concentrarsi sull'utente: ecco dunque che aule vetuste, dai suppellettili che suddividono l'ambiente in spazi rigidi e gerarchici, poco si addicono alle nuove metodologie didattiche.
Negli ultimissimi anni è comparso un termine nuovo nel lessico delle scienze dell'educazione: "ambiente di apprendimento". Con questa nuova prospettiva si vuole spostare l'enfasi su chi sta imparando, piuttosto che su che cosa si sta imparando. Dare importanza al soggetto significa osservare quali situazioni possono favorire l'apprendimento e significa, soprattutto, dare il giusto rilievo all'ambiente d'interazione. Infatti, il sistema che circonda gli allievi può favorire non solo la concentrazione e la motivazione, ma può rendere l'intera esperienza più coinvolgente e piacevole.
Uno dei problemi principali riguardo gli ambienti formativi attuali è rappresentato dal fatto che, sia la metodologia di insegnamento che la disposizione dello spazio, sembrano essere profondamente radicati su una struttura tipica delle scuole ottocentesche. L'idea centrale, data anche dalla classica disposizione banchi/cattedra, era quella di creare un isolamento dell'insegnante all'interno di uno spazio rigido, gerarchico e autoritario.
Proviamo ora a pensare alle vetuste aule universitarie, uguali da decenni, per non parlare delle classi delle scuole, sicuramente molto simili a quelle dove hanno studiato i nostri nonni e bis nonni. L'impressione entrando nella maggior parte dei contesti educativi del nostro paese, è che il design dei luoghi di apprendimento sia rimasto indietro -e di molto- rispetto ai cambiamenti avvenuti nella nostra società. Questi cambiamenti possono essere riassunti dal crescente successo dell'e-learning, dallo sviluppo dei social network, dei blog, delle videoconferenze e dalle nuove tecnologie di comunicazione. Tali risorse tecnologiche rendono necessario l'utilizzo di un nuovo tipo di design, uno capace di adattarsi alle differenti attività della didattica contemporanea.
Ed effettivamente, alcuni studi recenti propongono una nuova tipologia di aula, il cui arredamento si ispira a contesti differenti da quello scolastico. Ad esempio, l'architetto e autore del libro Learning Environments, Alessandro Biamonti, ha da poco ipotizzato la realizzazione di spazi di apprendimento che seguano la metafora del teatro: con gli allievi seduti ai tavolini davanti ad un palcoscenico. Questo per favorire le nuove modalità partecipative. Secondo altre ricerche, il tipo di mobilio dovrebbe diversificarsi anche a seconda della materia di studio.
Suppellettili moderni, con un design essenziale, favorirebbe l'apprendimento di materie scientifiche, mentre un arredamento più complesso, con mobili antichi, lampadari e tappeti creerebbe i presupposti per un migliore studio di materie letterarie. E non dimentichiamoci dei colori! I risultati di uno studio pubblicato qualche tempo fa sulla rivista Science danno un'importanza centrale alla tinteggiatura delle pareti nei luoghi di apprendimento. Colori come il blu stimolerebbero la creatività e la tranquillità, mentre colori come il rosso aiuterebbero l'attenzione e la concentrazione.
In Italia, per ora, queste ultime scoperte non si sono trasformate in veri e propri progetti, anche se molti risultati potrebbero aprire la strada per un'interessante sperimentazione. E allora, il fatto stesso che gli studi esistano e che i risultati comincino a suscitare un certo interesse è sicuramente un primo passo verso quella tanto attesa evoluzione nel mondo dell'apprendimento che il nostro Paese aspetta da anni.