Un gruppo di ribelli del movimento M23, nato solo otto mesi fa, ha attaccato Goma, nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), prendendo il controllo della città e dell'aeroporto internazionale.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato che se Goma dovesse cadere completamente nelle mani dei ribelli, sarebbe una catastrofe umanitaria. I ribelli, che secondo un rapporto delle Nazioni Unite sono sostenuti dai vicini Ruanda e Uganda, combattono contro l'esercito della Rdc, che in questa zona del paese può contare sull'aiuto della missione di pace dell'Onu.
Il portavoce dell'esercito congolese Olivier Hamuli ha detto che l'Onu non sta aiutando abbastanza il governo locale a reprimere la rivolta, perché non ha un mandato preciso per farlo e si è appellato alla comunità internazionale perché intervenga il prima possibile. La Germania, che è membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha chiesto una tregua ai ribelli.
Se i ribelli ce la faranno a prendere anche Bukavu, la capitale del Sud Kivu, sarebbe un grande risultato per loro, la conquista di territorio più consistente dal 2003, quando è finita la guerra tra la Rdc e i paesi vicini. Il movimento ribelle M23 è stato fondato nell'aprile del 2012 ed è formato da militari che hanno disertato dall'esercito regolare del paese, tutti di etnia tutsi. I ribelli dichiarano che stanno combattendo per l'autodeterminazione della loro etnia, ma le Nazioni Unite temono che siano finanziati da Ruanda e Uganda, che hanno mire espansionistiche sui territori orientali dell'Rdc, ricchi di giacimenti minerari.
La provincia di Goma, nel Nord Kivu, e il Sud Kivu, sono territori ricchi di stagno, tantalio e tungsteno, minerali necessari alla produzione di aparecchi elettronici come computer, cellulari e telecamere.
"Siamo tutti colpevoli per quello che sta accadendo nella Rdc", afferma Simon Tisdall sul Guardian. "Mentre il mondo è attento a quello che succede in Siria e ora a Gaza, nessuno si preoccupa delle 800mila persone precipitate nel caos, in Sud Kivu e in Nord Kivu", continua Tisdall.