Il 30 ottobre scorso, sullo spazio web e nell'edizione cartacea de «Il Giornale» sono stati pubblicati due articoli inerenti un fatto di cronaca nera nei quali, senza prova alcuna, viene riportata la presunta appartenenza etnica dell'aggressore, "rom", e si sostiene questi «avrebbe tentato» di rapire una bambina. L'associazione tra questa descrizione di supposti fatti e la leggenda che vorrebbe le persone rom rapitrici di bambini è immediata (frase originaria: L'associazione tra la supposta appartenenza e il supposto tentato rapimento con la leggenda che vorrebbe le persone rom rapitrici di bambini è immediata).

Entrambi gli articoli, anziché limitarsi alla cronaca di quanto è accaduto (versione originaria:dei fatti accaduti), insistono sulla presunta appartenenza etnica dell'aggressore, arrivando persino ad attribuire numerosi casi di rapimenti di bambine - alcuni anche noti all'opinione pubblica e dunque di facile impatto emotivo - ad una sorta di comportamento tipico di una minoranza, contribuendo ad aumentare il pregiudizio nei confronti delle persone rom e sinte. Questo stereotipo, infatti, si alimenta con la pericolosa generalizzazione che ha portato alla pratica dell'etnicizzazione del reato, anche quanto questo sia esclusivamente presunto.

Almeno altri dieci articoli riguardano le persone di etnia rom e sinta, e sono caratterizzati dalla deliberata associazione di un reato non al singolo colpevole, ma al gruppo di appartenenza (vero o presunto tale), dalla presenza di stereotipi e pregiudizi diffamatori, da accuse aleatorie e congetture discriminatorie perché fondate su base etnica.

«La diffusione di questi articoli - dichiarano le Associazioni - trasmette un'immagine criminosa di un intero gruppo di persone ed è lesiva della dignità delle persone sinte e rom. In questi articoli è stato dato ampio e acritico spazio a dichiarazioni violente, di carattere congetturale e generalizzante delle e degli intervistati, senza evidenziarle come pure e semplici supposizioni - prendendo le distanze da eventuali contenuti diffamanti -, e contribuendo in questo modo alla diffusione dell'allarme sociale basato su ipotesi, pregiudizi e, in taluni casi, sul risentimento delle vittime dei reati, veri o presunti».

Articolo 3, 21 Luglio e Naga hanno quindi chiesto al Consiglio regionale dell'Ordine dei Giornalisti lombardo di verificare eventuali illeciti deontologici e di fare in modo che gli articoli sottoposti all'attenzione dell'Ordine vengano esaminati anche alla luce della legislazione in materia di istigazione alla violenza, di antidiscriminazione e/o qualunque altra violazione che sarà ritenuta riscontrabile.
Le Associazioni hanno anche chiesto di valutare l'omesso controllo a carico del direttore de il Giornale, giornalista professionista Alessandro Sallusti, rispetto alle titolazioni, alla pubblicazione anonima comparsa sul sito web della testata e alla pubblicazione cartacea degli articoli segnalati.

«Con viva preoccupazione - concludono le Associazioni - continuiamo a rilevare casi che ci paiono in contrasto con la deontologia che regolamenta la professione giornalistica e che, per la loro diffusione, divengono amplificatori di pregiudizi e stereotipi discriminatori e, in taluni casi, possono indurre all'odio e alla violenza. Contro questi comportamenti e contro queste forme di discriminazione continueremo a batterci».

INFO E CONTATTI:Articolo 3: 338.5256898 - www.articolo3.orgAssociazione 21 luglio: 329.7922222 - www.21luglio.orgNaga: naga@naga.it - 02.58102599 - 349.1603305 - www.naga.it

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