STAMPA ESTERA - In Pakistan fanatici religiosi incendiano una scuola femminile, ma le alunne vanno lo stesso a lezione sul marciapiede di fronte.
Di Andrew Buncombe
The Independent (Gran Bretagna), 9 novembre 2012
Nell'ufficio del preside l'aria è ancora pesante per l'odore acre del fumo. I bidelli si danno da fare per ripulire da ciò che resta dopo l'incendio dei registri e dei premi che la scuola si era conquistata negli anni per meriti didattici. Nel cortile un ammasso di computer bruciati.
La settimana scorsa la folla ha prima assediato e poi incendiato la Scuola Femminile Farooqi di Lahore, perché una componente del corpo docente era stata accusata di blasfemia. L'insegnante, una giovane musulmana, si è resa irreperibile e il preside e fondatore dell'istituto è stato arrestato e denunciato a sua volta per lo stesso reato, per il quale in Pakistan si rischia la pena capitale. Nonostante ciò la scuola, che offre un'istruzione moderna e a prezzi accessibili per le figlie del ceto medio, sta facendo di tutto per reagire. Con le sue alunne, sostenute dai genitori, si trova al momento in prima linea nella battaglia per il diritto allo studio: le ragazze si sono presentate lo stesso a centinaia, tutte le mattine, per prendere parte alle lezioni nelle classi di fortuna organizzate su tappeti sparsi sul marciapiede di fronte. "Andare a scuola per noi vuol dire una vita migliore da adulte", dice una bambina di 11 anni.
L'attacco all'Istituto Femminile Farooqi, poche settimane dopo che i Talebani avevano sparato a Malala Yousufzai, l'adolescente simbolo della lotta per il diritto delle bambine ad andare a scuola, mette in luce due aspetti della situazione in Pakistan: prima di tutto la difficoltà di dare un'istruzione ai figli, e nello specifico alle ragazze, in una nazione nella quale più di cinque milioni di giovani a scuola non ci vanno proprio, e in secondo luogo il potere dei conservatori religiosi, che piegano a loro piacimento la legge sulla blasfemia.
L'istituto ha riportato danni per 60 mila sterline; l'attentato è arrivato alla vigilia delle vacanze per la festa di Eid. Secondo le autorità, l'insegnante Arfa Iftikhar, 21 anni, aveva dato alle alunne di undici anni un tema nel quale figurava una frase offensiva nei confronti del Profeta Maometto. I professori di una scuola religiosa nelle vicinanze se ne erano lamentati e Asim Farooqi, il preside della scuola femminile, aveva licenziato la giovane insegnante, dopo che questa aveva confessato un errore irrimediabile nel copiare un esercizio. I fatti si sarebbero svolti così: nel copiare il compito dal Testo di Grammatica per le Scuole Secondarie Pakistane, la signora Iftikhar avrebbe iniziato dalla pagina 360, dove si trattava del Corano e del Profeta, ma poi avrebbe continuato su pagina 362, saltando la 361. Il testo dell'esercizio lo aveva quindi completato con un estratto da un altro episodio, intitolato "Il mendicante", nel quale i protagonisti venivano definiti "imbroglioni". Il risultato finale è stato un periodo così offensivo, che l'ispettore incaricato si è rifiutato di leggerlo ad alta voce. L'indagine adesso sta cercando di stabilire se dal libro di testo dell'insegnante mancasse la pagina 361. Rispondendo a una domanda sulla eventuale buona fede dell'insegnante, l'ispettore ha risposto che, dato che l'insegnate non si trova, è prematuro trarre conclusioni attendibili.
Nei giorni immediatamente successivi all'incidente si pensava che la vicenda si sarebbe conclusa in maniera pacifica. Il preside Farooqi aveva parlato con i capi religiosi e licenziato l'insegnante, dopo aver preteso da lei una dichiarazione di colpevolezza, che si concludeva con la frase "Prego Dio affinché perdoni il mio grave peccato". Ma poi è successo che qualcuno si è preso la briga di tradurre in urdu l'infamante dettato e di distribuirlo in fotocopia. Il 30 ottobre, una folla si è radunata fuori della scuola e ha iniziato a minacciare il personale. Il preside e gli insegnanti sono rimasti barricati dentro fino alla mattina successiva, quando è intervenuta la polizia. Più tardi lo stesso giorno la folla è tornata e ha dato alle fiamme l'edificio.
Non è ancora chiaro se la protesta sia stata spontanea. Secondo alcuni degli insegnanti la scuola aveva già scatenato le invidie di altri istituti, che potrebbero aver amplificato volontariamente l'incidente, cosa, per altro, indimostrabile. La denuncia ufficiale per blasfemia porta la firma di Abdullah Saqib, imam della moschea di Bilal Gunji, un altro quartiere rispetto a dove sorge la scuola (...).
Chi si batte contro la legge pakistana sulla blasfemia sostiene che venga spesso utilizzata in questioni che poco hanno a che vedere con la religione. Persone accusate di averla violata sono state persino uccise, prima che il loro caso arrivasse davanti a un giudice. Nel 2011 Salmaan Taseer, ex governatore della provincia del Punjab e favorevole a una riforma della legge, fu assassinato dalla sua guardia del corpo. Molti leader religiosi si sono schierati contro l'attentato alla Scuola Femminile Farooqi. Bilal Yasee, membro del Parlamento pakistano, si è recato in visita alla scuola e detto alle ragazze che si occuperà della vicenda. Le ragazze hanno applaudito, desiderose come sono di tornare a studiare. "E' terribile che abbiano distrutto la nostra scuola" ha detto un'allieva undicenne della signora Iftikhar. "E l'insegnante ci piaceva, avevamo rispetto per lei".
Molte delle ragazze che frequentavano la Farooqi hanno in programma di continuare gli studi e diventare magari ingegnere informatico o medico. "Per i maschi studiare è più facile, perché i genitori si aspettano che poi aiutino la famiglia" dice Fareeha Zaheer, 15 anni. "La nostra religione insegna che anche per una ragazza è importante studiare, soprattutto perché una madre è la prima maestra". Secondo l'Unicef nelle aree tribali del Pakistan solo una ragazza su cinque va a scuola.