di Benedetta Argentieri

La crisi. Le riforme. I tagli. L'esasperazione cresce in tutta Europa. Una rabbia che monta tra le pieghe della società. Si insinua nelle fasce più deboli per poi travolgere (quasi) tutti. Tra ipiù colpiti dalla crisi ci sono i giovani. Ragazzi che non riescono a trovare lavoro, che "si vedono negati i diritti". E che "per la prima volta dal Dopoguerra hanno la matematica certezza che staranno peggio dei genitori". Dunque che fare? A questa domanda ha provato a rispondere Agora 99%, un meeting internazionale dei movimenti sociali a Madrid. Debito, diritti e democrazia i temi principali di quattro giorni di lavoro. Venticinque workshop, tre gruppi di lavoro e una mappa europea. Centinaia di persone. Da Hong Kong agli Stati Uniti. Passando per Parigi, Lisbona, Berlino. Italia compresa. Le ipotesi di lavoro sono molteplici, per una situazione complessa e diversificata nei Paesi europei. Una vera e propria soluzione sembra ancora lontana. Ma intanto c'è una prima data di mobilitazione europea: il 14 novembre.

E' forse la prima volta che una rete così ampia si mette d'accordo per scendere in piazza insieme.  "Ognuno nella propria città, sceglierà cosa fare ", spiega Ignacio, tra gli organizzatori di Agorà 99%. Con una certezza: "Questo sarà uno sciopero sociale". E alla mobilitazione ci saranno proprio tutti: sindacati, studenti, precari. Tutti pronti a urlare la proprio indignazione. "Questo debito ci sta uccidendo, a noi che non l'abbiamo creato. Non si capisce perché le banche possano godere di una sorta di immunità e richiedere agli Stati nuovi fondi. Mentre poi siamo noi a dover pagare. E nessuno ci ascolta".

Insomma il sentimento comune che attraversa l'Europa è proprio questo. "I movimenti si sono incontrati a Francoforte a maggio, per una manifestazione contro la Bce". Proprio in quei giorni "è nata l'idea di un confronto tra chi vuole combattere questo sistema di affrontare la crisi". Così è stata scelta Madrid. "Proprio per la peculiarità del movimento 15M (riferimento al 15 maggio 2011 quando Puerta del Sol è stata invasa da migliaia di persone)". Tra gli obiettivi di questa riunione quello di "costruire un nuovo processo europeo". Come "una carta dei diritti" che valga non solo "per i cittadini europei, ma anche per i migranti". Ore di dibattiti. "E' stato molto interessante potersi confrontare con altre persone della stessa situazione. Cosa incredibile è che nonostante ogni Paese abbia un sistema diverso, le soluzioni sembrano tutte uguali: tagli all'università, alla sanità. Per non parlare del decentramento del lavoro e la precarietà che avanza".

Proprio per questo dal workshop sulla "carta dei diritti" si avanza la proposta di concentrarsi sulla ricostruzione di diritti perduti (ad esempio quello alla salute e all'istruzione, dicono, "oramai in mano ai privati"). Oppure su quelli non ancora riconosciuti. Poi, però, ci sono i diritti legati alla persona e non alla sua situazione lavorativa, sociale o di cittadinanza. Un'ipotesi di lavoro che comprende il reddito di base. "Bisogna riconoscere che tutti quanti produciamo continuamente ricchezza anche solo per essere intramati nel tessuto sociale e che questa è sempre più legata alle nostre ?competenze sociali' o alle nostre ?abilità relazionali'". L'idea di questo incontro è che a partire da quell'intelligenza generale e collettiva  si può cominciare a pensare in termini differenti."Chi ci governa non sta trovando soluzioni adeguate, sta solo peggiorando la situazione". Sarà quindi questa un'alternativa possibile?

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