Anellina Chirico
Recuperare un mucchio di container abbandonati ai margini del cantiere del Centro Cardiochirugico "Salam" di Emergency per farne degli alloggi: questa era l'idea, divenuta realtà nel 2009, dello studio veneziano Tamassociati, che da anni collabora con l'ONG italiana nella progettazione di Ospedali e centri di primo soccorso nelle zone in cui questa opera. A tre anni dall'inaugurazione, il progetto raccoglie ancora consensi, forte del messaggio etico ed estetico di cui è impregnato
IL PROGETTO DI RECUPERO DEI CONTAINER AD USO ABITATIVO
Lo scorso 16 ottobre, lo studio veneziano Tamassociati è stato premiato con la Menzione d'Onore per la categoria Architettura ed Emergenza per il progetto del Container Medical Compound in occasione della Medaglia D'oro all'Architettura Italiana 2012 della Triennale di Milano. Nel 2007, portata a termine la realizzazione del nucleo ospedaliero principale situato a 20 km da Khartoum, restarono sul campo 97 container, nati per il trasporto dei materiali e reimpiegati come struttura per un nuovo lotto destinato ad ospitare lo staff medico dell'ospedale.
I container sono organizzati a creare uno spazio cavo secondo il sistema tipologico tradizionale della corte, che infonde un' atmosfera familiare e mitiga l'ostilità dell'ambiente desertico, aprendosi su un giardino di manghi.
Se le scelte compiute per il centro "Salam" erano finalizzate a creare uno spazio scandalosamente bello che sconfiggesse la fredda austerità dell'ambiente ospedaliero, per gli alloggi la sfida consisteva nell' impiegare un oggetto per il trasporto e lo stoccaggio, divenuto scarto del cantiere, sfruttandone la flessibilità di una combinazione modulare. È così che 90 container da 20 piedi di lunghezza (circa 6 metri) sono diventati residenze da 20 mq con bagno e veranda, mentre 7 container da 40 piedi ( 12 metri) formano la caffetteria e gli spazi di servizio del villaggio per il personale internazionale.
UN SISTEMA TECNOLOGICO SEMPLICE MA EFFICACE
Alte temperature esterne e polveri provenienti dal deserto vengono affrontati e risolti attraverso tecnologie specifiche legate all' isolamento, al raffreddamento e alla filtrazione. Vivere in una scatola di metallo, quando all'esterno le temperature oscillano tra i 38 e i 54°C, è impossibile senza un adeguato sistema di isolamento termico. Lo studio ha risolto questo problema attraverso un sistema di coibentazione "a cipolla": all'interno, sulla parete del container, è posto un pannello isolante, mentre all'esterno, una "pelle" composta da un controtetto metallico ventilato e un sistema frangisole in bambù, protegge la superficie esterna da un eccessivo irraggiamento. I pannelli in fibra vegetale, mutuati dalla tradizionale tecnica di costruzione dei letti, vengono montati su una struttura a telaio a protezione dei camminamenti e delle aree di sosta che fiancheggiano gli alloggi. Il sistema di condizionamento all'interno delle residenze è affidato a pannelli solari ad assorbimento che riducono i consumi energetici, mentre l'acqua è riscaldata da pannelli solari statici montati sul tetto.
COSTRUIRE NEI CONTESTI DI EMERGENZA
Il villaggio residenziale, insieme al centro cardiochirurgico e al padiglione di meditazione e preghiera, costituiscono un eccellente esempio di un modo di costruire strutture mediche in cui non esiste separazione tra medico e paziente e pone in primo piano i valori dell'esistenza connessi alla cura e alla preservazione della vita. Tutto, dal linguaggio architettonico, ai materiali, ai sistemi tecnologici, è volto a realizzare un ambiente ospitale e sostenibile, un modello esemplare per i contesti di emergenza in cui occorre operare adottando soluzioni semplici ed eticamente valide.