Quando l'azienda ha qualche problema assistiamo spesso a recriminazioni e attribuzioni reciproche di responsabilità, con modalità più accese di quanto succeda con un dipendente uomo.
di Arianna Fontana
Solare e sicura di sé, a capo di una carpenteria metallica ereditata dal padre, 6 dipendenti, ha appena firmato la settima assunzione, una giovane donna. Non ha voluto sapere se è fidanzata o se desidera avere figli. Senza tanti giri di parole, dopo aver esaurito i temi legati all'attività dell'azienda, le ha raccomandato: "Questo è un ambiente di maschi, sono tutti uomini anche i fornitori che consegnano ogni mattina, c'è bisogno che ti vesti sobriamente".
Addentrandosi nel mondo delle piccole imprenditrici, di cui non si parla spesso, si hanno molte sorprese e le si scopre sempre un po' diverse da come le si immaginava. Seguono percorsi autonomi e inattesi anche quando avviano un rapporto di lavoro con una dipendente. Sottolineano di cercare non necessariamente la collaboratrice più brava o la più capace, con profilo di studi elevatissimo, ma una donna in grado di entrare armoniosamente in azienda, di integrarsi senza stravolgerne gli equilibri. Questa, assicurano, è la vera ricetta vincente molto diffusa nella piccola impresa.
Le indicazioni sull'abbigliamento sono frequentissime, c'è come un'idea fissa che debba essere supervisionato.Le imprenditrici dichiarano che certo l'abito non è sostanza ma "questa è la mia azienda e lo stile lo decido io".D'altra parte spesso le candidate accettano questo genere di intromissioni senza infastidirsi come invece succederebbe a colloquio con un imprenditore.
Talvolta, anzi, sono loro stesse a introdurre argomenti legati all'aspetto fisico con dichiarazioni dettagliate non richieste "mi trucco sempre, anche se non tanto, un po' di fondotinta per ravvivare la carnagione e il mascara sugli occhi, per sentirmi in ordine". È come se, per un attimo, si parlasse con la mamma e si cercasse un collegamento tutto femminile.
Il tema del maternage è poi un argomento serio che talvolta complica le cose. Un'imprenditrice che lo utilizzi come sistema di gestione dei rapporti con le dipendenti rischia di creare ambiguità in azienda, innescando dinamiche psicologiche di scambio di gentilezze, tiratine d'orecchi, aspettative deluse e ideali abbracci rappacificatori che poco hanno a che vedere con gli obiettivi imprenditoriali.
Valutando anche i lati positivi di questa complessità del rapporto donna-donna, nell'ottica del maternage si spiega anche come in aziende di piccole dimensioni, dove una maternità comporta comunque costi significativi rispetto al bilancio, le imprenditrici mediamente non discriminano le donne in fase di assunzione per quello che viene giustamente vissuto come il naturale corso della vita. Riconoscono il valore delle collaboratrici e tendono a evidenziarne la flessibilità nella gestione dei vari compiti durante la giornata, come testimonia un'imprenditrice:
"Le donne sanno tenere aperti contemporaneamente vari file per cui mentre fanno una cosa riescono già ad organizzarsi per quella successiva e al contempo, magari, rispondono a una e-mail. Vale molto di più questo rispetto alle ore di permesso che mi chiede per accudire la famiglia o rispetto alla sua necessità di uscire alle 18.00 in punto ogni sera. In fondo credo che anche le grandi aziende o gli Enti pubblici dovrebbero ridurre le riunioni dopo una cert'ora perché sono una sottile forma di discriminazione verso molte donne".
Quando una dipendente è presente in azienda da tanti anni, la titolare la considera insostituibile e spesso viene sottolineata l'importanza della condivisione dei "valori di fondo". Il legame, a parità di anni di servizio, appare più solido di quello tra imprenditrice e dipendente uomo.
Nel complesso, quindi, il connubio imprenditrice-collaboratrice funziona, in particolare quando l'azienda va bene e c'è feeling tra le due.
Quando però l'azienda ha qualche problema o il rapporto si incrina e si va verso la sua risoluzione, assistiamo spesso a recriminazioni e attribuzioni reciproche di responsabilità, con modalità più accese di quanto succeda con un dipendente uomo.
Sarà perché un capo per essere tale deve o farsi amare o farsi temere e le piccole imprenditrici optano il più delle volte per la prima via, specialmente nel rapportarsi con le dipendenti donne. E ricercare il feeling a tutti i costi, si sa, presenta le sue insidie.