Il crowdsourcing vale miliardi. Da Innocentive a Zooppa.
Le wiki-intelligenze in rete sono il tesoro del futuro. Occorre (solo) capire come aggregarle e coordinarle. In palio, secondo McKinsey, c'è un plusvalore annuo creato dalle "social technologies" attorno ai mille miliardi di dollari. Una delle strade tracciate pare essere quella del crowdsourcing: sono già numerose le aziende che, per migliorare il settore "Ricerca&Sviluppo", utilizzano portali online capaci di connettere le intelligenze collettive mondiali. La più famosa community è Innocentive (nome derivato da "innovation" e "incentive"), una piattaforma online sulla quale pubblicare problemi irrisolti, cui esperti di vari settori cercano di dare una risposta in cambio di un corrispettivo in denaro.
È un caso che probabilmente resterà segnato nei libri di economia. L'azienda, che la prossima settimana interverrà al convegno Lundquist di Torino, è nata come startup del colosso farmaceutico Eli Lilly il quale aveva semplicemente l'idea di cedere in outsourcing la risoluzione di problemi che sfuggivano ai propri ricercatori. Ma rapidamente l'iniziativa è decollata. L'azienda è stata fondata nel 2001, mentre il sito relativo è stato pubblicato nel 2003. Da allora, secondo i dati di Wikipedia, sono state lanciate più di 1.200 sfide e proposte oltre 24.250 soluzioni. Sono stati messi in palio più di 27 milioni di dollari e assegnati 7 milioni come ricompensa per la soluzione di 866 problemi appartenenti alle discipline più disparate. Sono attualmente registrati circa 250.000 scienziati, provenienti da quasi 200 Paesi.
Tra il 2006 e il 2007, Innocentive è arrivata a siglare alleanze con la Fondazione Rockefeller, per trovare soluzioni tecnologiche ai problemi dei Paesi in via di sviluppo; e con la Harvard Business School, assieme alla quale (e all'organizzazione non profit Prize4Life) è stato creato un premio di un milione di dollari per chi trovasse un biomarcatore in grado di misurare la progressione della malattia nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica.
Tra i clienti di Innocentive, ci sono aziende del calibro di Boeing, Dupont e Procter&Gamble, ma anche la Nasa e Life Tecnhologies. L'idea è molto semplice. Le organizzazioni o le aziende si iscrivono a Innocentive pagando una quota, quindi espongono sul sito un problema (challenge) e valutano le soluzioni ricevute. Poi pagano un premio in denaro al solver (uno dei 250mila scienziati coinvolti in giro per il mondo) che ha avuto l'idea. Innocentive chiede ai solver di indicare le aree scientifiche di loro competenza e interesse. Ma non sempre a trovare la soluzione di un determinato problema è una persona che abbia competenza in quello specifico settore. Uno studio di Karim Lakhani dell'Harvard Business School dimostra che più diversificati sono gli interessi della base dei solvers, più il problema ha garanzie di essere risolto.
Il caso Innocentive, del resto, rivela l'esistenza di un mondo ancora ampiamente inesplorato. Stando allo studio McKinsey "The social economy: unlocking value and productivity through social technologies", le tecnologie sociali potrebbero apportare, a livello globale, un valore incrementale annuo che va dai 900 ai 1300 miliardi di dollari, considerando soltanto quattro settori: beni di consumo, servizi finanziari, manifatturiero avanzato e servizi professionali. In questa cifra confluirebbero circa 345 miliardi provenienti dallo sviluppo dei prodotti, 500 miliardi dal marketing delle operazioni di vendita e di post vendita e 230 miliardi dalle attività di supporto al business.
Il crowdsourcing ha catturato l'attenzione anche degli esperti di brand marketing come strumento per attirare clienti tramite i nuovi mezzi di comunicazione. Un esempio? Zooppa, start up incubata da H-Farm, centro veneto per la ricerca e per l'innovazione nel campo delle tecnologie e dei nuovi media, che lavora con aziende interessate a sponsorizzare i loro marchi attraverso le gare che periodicamente vengono lanciate sul sito. Gli utenti, sulla base delle indicazioni fornite dalle aziende committenti, sono invitati a creare pubblicità per marchi o prodotti delle aziende in questione, partecipando con diversi tipi di contributi, dallo scrivere una breve sceneggiatura a girare un video vero e proprio. Chi decreta chi vincerà la gara? La community, ovviamente.
Manuela Messina