Et.intervista/21 - Emanuele Ferragina
«L'Italia può crescere se concentra gli sforzi su tre fronti: contrasto alle disuguaglianze sociali, lotta alla criminalità, soprattutto nel Sud, sistema scolastico ed universitario di qualità». Emanuele Ferragina, ricercatore dell'Università di Oxford nel dipartimento di Social Policy and Intervention e fellow del Green Templeton College, non si sottrae dal presentare i suoi suggerimenti in favore del Belpaese o di quel che ne resta. Per questo motivo con altri ricercatori italiani ha dato vita nella "città delle guglie sognanti" a "Fonderia Oxford". Si tratta di un laboratorio politico e culturale in cui si discute sull'Italia e si formulano proposte per contribuire a renderla più competitiva, sfruttando un punto di osservazione che consente di restare fuori dalle disordinate dinamiche nazionali.
Appunto, come appare l'Italia dal di fuori?
Un Paese dove prevale sempre più la confusione. Nella discussione delle priorità dell'agenda politica e nella totale assenza di partiti politici, manca la proposta di un programma chiaro tale da includere le riforme che l'Italia chiede disperatamente da vent'anni a questa parte.
Lei è tra gli ideatori del think tank "Fonderia". Quale contributo intendete dare al nostro Paese da Oxford?
All'interno di "Fonderia Oxford" continuiamo a proporre idee basate sull'analisi della situazione reale dell'Italia, per migliorare il mercato del lavoro, ma anche per cominciare ad agire in ambiti spesso poco presenti nel dibattito corrente, come il grave problema energetico nazionale.
Come valuta la riforma del ministro Elsa Fornero?
La riforma purtroppo non approccia i nodi fondamentali del mercato del lavoro. Per chi volesse saperne di più ci sono presentazioni e video sul nostro sito. I limiti della riforma del lavoro sono anche discussi nel mio nuovo libro che uscirà nel 2013 per Rizzoli.
Ci può anticipare qualcosa del suo lavoro?
Il libro dimostra che ridurre le disuguaglianze in Italia non è un obiettivo da perseguire solo per ragioni ideologiche, ma anche perché solo così facendo il Paese diverrebbe più efficiente. Le disuguaglianze assurde che attanagliano l'Italia sono discusse in dettaglio per dimostrare questo assunto, dall'evasione fiscale agli ordini professionali, dalle pensioni al lavoro, dal federalismo alla coesione sociale.
La crisi morde e i cervelli fuggono sempre più dall'Italia. Si potrà porre freno all'emigrazione dei migliori talenti?
Il problema della perdita di capitale umano, non mi piace molto parlare di "fuga dei cervelli", si risolverà solo quando l'Italia diverrà di nuovo attrattiva. Il problema non è trattenere gli italiani, ma fare in modo che il nostro Paese partecipi allo scambio di capitale umano. Gli italiani possono e devono partire per altre latitudini, ma l'Italia deve attrarre almeno un numero uguale di lavoratori qualificati dall'estero. Per ora siamo all'anno zero da questo punto di vista.
L'Italia si muove a due velocità: il Nord, comunque anch'esso colpito crisi, e il Sud, afflitto da problemi atavici, come disoccupazione, crescita ridotta, emigrazione e criminalità. In che modo si corre ai ripari?
I problemi che affliggono il Sud sono tanti, così come i potenziali rimedi. Ribadisco un concetto discusso qualche mese fa in un'intervista rilasciata a un importante quotidiano economico-finanziario. Serve una tassazione di vantaggio volta a far muovere capitali al Sud, senza che lo Stato sperperi risorse. Questo può avvenire solo a seguito di un impegno serio per ristabilire la legalità in vari ambiti: dalla riduzione dell'evasione fiscale alla lotta senza quartiere alla criminalità.
Gennaro Grimolizzi