Joel Bakan analizza l'Assalto all'infanzia

Dopo il successo del suo "The Corporation", diventato anche un film, Joel Bakan lancia una nuova "bomba editoriale" che mette a fuoco il moderno sistema consumistico in cui sono intrappolati specialmente i bambini, adolescenti e giovani adulti. Con "Assalto all'Infanzia", tradotto in Italia da Feltrinelli e presentato dall'autorevole sociologa familiare Chiara Saraceno, Bakan ritorna a puntare l'indice sui meccanismi di manipolazione, seduzione e assuefazione "alla morale del consumo" delle grandi corporation che mirano, contemporaneamente, a "restringere le menti". Anche se non si tratterebbe di analizzare solo le tattiche, spietatamente ingannevoli, intrusive e opportuniste, delle aziende "acchiappabambini", ma pure i modelli e le pratiche, già "inquinate" dal virus consumista, trasmesse negli ambienti "protetti" quali scuola e famiglia e da altre "agenzie di socializzazione". Nasciamo per diventare, oltre che figli, allievi e cittadini, consumatori. La pubblicità, del resto, ci è ormai appiccicata addosso: ogni sguardo, ogni passo, ogni suono può essere riempito da un messaggio pubblicitario più o meno implicito.

Un'ideologia, quella dell'assolutismo consumistico, ormai radicata in qualsiasi tessuto sociale a cui tutti, fin da bambini, impariamo a sottometterci. Poco indagata, tuttavia, seppur condizioni completamente la nostra esistenza: forse per rassegnazione, perché conviene ormai "far finta di niente" - e non rinnegarlo altrimenti si rischia di essere estromessi dal mercato e dal "sistema" - o forse per vergogna.

I bambini fra i 5 e i 13 anni vedono la televisione in media 110 minuti al giorno e i programmi per loro hanno pubblicità ad hoc. Se spengono la tv passano ai videogiochi che non solo mettono in scena mondi virtuali popolati da marche e prodotti reali, ma offrono ai giocatori la possibilità di imbattersi nelle più svariate attività di consumo, dallo shopping in negozi monomarca alla scelta di un guardaroba per il proprio alter ego virtuale. Poi, sempre quei bambini si addormentano con i pupazzetti di Tony la Tigre e tutti gli altri personaggi legati ai cereali Kellogg's.

D'altronde, il 90 per cento dei teenager possiede un proprio televisore, una percentuale che resta molto alta - attorno al 60 per cento - anche per i bambini di 5-6 anni. Oltre un terzo dei ragazzi ha un computer personale e i due terzi hanno almeno una consolle per videogiochi. Cifre vertiginose anche riguardo all'uso del cellulare: quasi la metà delle bambine delle elementari (e il 39 per cento dei maschietti) e quasi tutte le ragazze delle superiori (il 98 per cento, mentre i coetanei maschi si fermano al 90) ne possiedono uno. In media, i ragazzi passano davanti a uno schermo 5 ore e 18 minuti al giorno. Il fenomeno dei "bambini consumatori" non è più solo un problema occidentale, ma riguarda, ormai, ogni territorio e popolo, compreso il continente cinese che, per i suoi grandi numeri, è stato letteralmente preso d'assalto dalle multinazionali commerciali negli ultimi 20 anni.

Ciononostante, per Bakan - che ha tratto dal libro, anche in questo caso, un documentario - non è ancora arrivato il tempo della rassegnazione cercando, in collaborazione con altri studiosi, di proporre delle soluzioni; concedendo ancora fiducia alla freschezza e all'elasticità mentale dei giovani e alla loro capacità di padroneggiare i nuovi media.

Certo, come già sottolinea Saraceno nella sua prefazione, sembra più un auspicio che una conseguenza logica del suo ragionamento, appurato che Bakan nutre scarsa fiducia nell'istituzione scolastica, considerata troppo irregimentata e standardizzata, teme la potenziale strumentalizzazione da parte di quei nuovi movimenti frutto di un cambiamento politico radicale e, soprattutto, identifica il "big business" come una diabolica piovra tentacolare che s'insinua non solo nei gangli dello Stato, ma in quelli della mente e dell'anima.

Gaetano Farina

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