Da qualche tempo le imprese sembrano aver compreso l'importanza di favorire un approccio al lavoro in azienda più equilibrato e responsabile. Il benessere dei dipendenti non solo porta dei benefici tangibili in termini di produttività ma li rende più motivati e soddisfatti. Al contrario una vita completamente dedicata al lavoro, anche se ben retribuito, rende i lavoratori inefficaci e stressati, soprattutto in un periodo in cui l'instabilità e la dinamicità del contesto lavorativo richiedono ai dipendenti uno sforzo maggiore - di tipo emotivo e cognitivo - per gestire la propria vita professionale senza sacrificare gli impegni personali.
Rispettare il (WLB) Work-Life Balance vuol dire riuscire a conciliare il tempo speso al lavoro e la propria vita privata, obiettivo raggiungibile solo se l'azienda concede una serie di benefits, come servizi di babysitteraggio, palestre aziendali, convenzioni per effettuare acquisti, orari di lavoro flessibili.
Per soddisfare questi bisogni, alcune aziende eccellenti hanno avviato dei programmi specifici che non mirino esclusivamente a far risparmiare tempo ai dipendenti ma anche a rafforzare la cultura aziendale.
Rispetto alla situazione europea, l'Italia può fare di più. Lo provano le risposte al questionario Trust Index fornite dai lavoratori delle 35 Best Company italiane coinvolte nello studio, le quali puntano più a concedere agevolazioni per far risparmiare tempo ai dipendenti (orari flessibili e servizi di cui usufruire all'interno dell'azienda, come l'ufficio postale o l'agenzia viaggi) piuttosto che ad avviare programmi di più ampio respiro.
L'Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, inoltre, riporta i risultati di un'indagine di SACE da cui emerge che i percorsi che il welfare aziendale deve intraprendere per la tutela del Work Life Balance dei propri dipendenti dovrebbero distribuirsi lungo i seguenti assi:
- L'organizzazione del lavoro (ad es. flessibilità dell'orario o "borse" con monte orario per l'assistenza agli anziani, decentralizzazione dei luoghi di lavoro ecc);
- La leva retributiva e fiscale (ad es. i contributi diretti all'aumento del potere di acquisto come il "carrello della spesa" o l'acquisto di libri di testo e le borse di studio per i figli dei dipendenti, ecc);
- I servizi alla persona e di time saving (come il supporto alla cura dei figli o degli anziani e la gestione delle relative emergenze, il disbrigo pratiche, i servizi per il tempo libero);
- La cultura e la formazione (ad es. percorsi di formazione per la gestione delle difficoltà familiari - ricorso responsabile al credito, dipendenze - o la sensibilizzazione dei dirigenti e dei collaboratori sui congedi parentali).
Ecco che nelle aziende italiane intervistate gli interventi più diffusi sono: la flessibilità dell'orario di entrata e uscita (adottata dal 90% delle imprese); l'estensione dei permessi retribuiti per assistenza familiare (75%), check up medici gratuiti (con un 30% dei costi a carico dell'impresa in alcuni casi specifici, seguiti dal telelavoro (61%) e dai periodi di aspettativa per motivi familiari oltre i termini di legge (54%).
Inoltre dalle valutazioni fornite dagli intervistati sugli effetti delle iniziative di Work Life Balance emergono riscontri positivi nel miglioramento del clima aziendale (4 in una scala da 1 a 5), nella soddisfazione dei dipendenti (3,8), nei miglioramenti della produttività (3,5).