Il regolamento per armonizzare i trattamenti con la riforma: il decreto per militari e forze di polizia.
ROMA - I ballerini dovranno restare sulle punte un anno in più. Non consecutivo, ci mancherebbe. Ma la loro giovane età pensionabile dovrebbe superare la soglia fatidica dei 45 anni, prevista finora, per attestarsi a quota 46. Un sacrificio lo dovranno fare pure gli attori: l'addio alla scena arriverà un anno più in là per gli uomini, da 63 a 64, mentre le donne passeranno gradualmente da 58 a 64. E via così anche per cantanti, sportivi, piloti marittimi, poligrafici, spedizionieri doganali e pure i minatori, che smetteranno di infilarsi il caschetto e scendere sotto terra non più a 55 ma a 56 anni.
Con una mossa a sorpresa il ministro del Welfare Elsa Fornero riscrive le regole delle pensioni per tutte le categorie rimaste fuori dalla riforma del dicembre scorso, quella approvata con il decreto salva Italia. Ieri il preconsiglio dei ministri, la riunione tecnica che precede quella politica, ha esaminato uno schema di regolamento che nelle attese doveva riguardare sì le pensioni ma solo quelle di militari e poliziotti. E invece, dice l'articolo 12 che «per ballerini e tersicorei si prevede l'aumento del requisito anagrafico...», aggiunge l'articolo 14 che la «platea dei lavoratori iscritti al gruppo canto...», precisa l'articolo 7 che «per i lavoratori di miniere, cave e torbiere...».
Che cosa è successo? Il decreto salva Italia prevede espressamente l'armonizzazione dei settori Difesa e Sicurezza alle nuove regole sulle pensioni. Ma il ministero della Difesa resiste, i partiti pure e la questione si trascina da mesi. Alla fine di ottobre scade il termine per l'armonizzazione. Manca una settimana, c'è stato già un rinvio. E il ministro Fornero ha deciso di utilizzare l'ultimo treno utile, in senso legislativo, per chiedere un sacrificio a tutti i lavoratori che erano rimasti fuori dalla riforma di dicembre.
Nell'immediato l'impatto sui conti pubblici sarebbe minimo. Ma a partire dal 2022 le casse dello Stato risparmierebbero 400 milioni di euro l'anno. Più o meno quanto messo a disposizione dall'Unione Europea con il programma per la cooperazione culturale che copre il periodo dal 2007 al 2013. Il grosso della torta arriva proprio dai militari e dalle forze dell'ordine che l'età della pensione se la vedono spostare da 60 a 62 anni. Ma è proprio su questo punto che l'intero regolamento rischia di saltare. Ieri, durante la seduta del preconsiglio, i tecnici del Welfare e della Difesa non hanno trovato un accordo. E oggi la mediazione sarà affidata, come sempre, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà.
I sindacati di polizia, uniti, hanno manifestato in piazza e sono riusciti a farsi ricevere da Mario Monti: «Ha ascoltato le nostre richieste - racconta Nicola Tanzi, segretario del Sap - e ci ha detto che ci farà sapere. Ci aspettiamo delle modifiche». Insieme a loro anche quella strana compagnia che da oggi mette insieme ballerini, cantanti, attori, poligrafici e minatori.
Lorenzo Salvia