Le elezioni indipendentiste. Le votazioni organizzate dalle autorità dell'autoproclamata Repubblica dell'Ossezia del Sud (riconosciuta solo dalla Russia) si sono svolte solo nei villaggi sotto il loro controllo, ovvero quelli a maggioranza osseta. Si votava per un referendum sull'indipendenza dalla Georgia e per l'elezione del nuovo "presidente della repubblica". Secondo il governo di Tskhinvali ("capitale" dell'Ossezia del Sud) hanno votato circa 50mila persone (il 90% degli aventi diritto) e, ovviamente, al referendum ha stravinto il "sì" e alla presidenza è stato confermato il leader indipendentista Eduard Kokoity. Stati Uniti, Nato e Unione europea hanno disconosciuto e criticato il voto. Per la Russia invece, che sostiene apertamente i separatisti osseti e si richiama al precedente del Kosovo, i risultati di queste elezioni non potranno essere ignorati. Le elezioni unioniste. Ma, parallelamente alle elezioni indipendentiste, il governo di Tbilisi ha organizzato un voto alternativo nei villaggi sud-osseti sotto il suo controllo, ovvero quelli a maggioranza georgiana. Qui si è votato per un referendum alternativo e per l'elezione di un presidente alternativo. L'ong "Unione per la Salvezza degli Osseti" (legata ai servizi segreti georgiani) sostiene che 42.000 persone hanno votato, quindi non solo la popolazione georgiana, ma anche moltissimi osseti in disaccordo con le autorità indipendentiste. Il risultato è stato la vittoria schiacciante dei "sì" a un'Ossezia del Sud integrata con la Georgia e l'elezione di Dimitri Sanakoev come "presidente alternativo" riconosciuto dal governo georgiano. Sanakoev formerà ora un "governo alternativo" dell'Ossezia del Sud nel villaggio di Kurta, pochi chilometri a nord-est di Tskhinvali. Il presidente georgiano Mikheil Saakashvili lo riconoscerà come l'unico legittimo della regione, indebolendo così il peso politico e diplomatico delle autorità separatiste sud-ossete e dimostrando che in Ossezia del Sud c'è chi vuole stare con la Russia, ma anche chi vuole rimanere in Georgia. Il rischio, però, è quello di una formale spaccatura della regione su base etnica. Guerra fredda per procura. Secondo il Cremlino, la nuova situazione che si è venuta a creare potrebbe portare addirittura a una nuova guerra tra georgiani e osseti. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, teme che il governo parallelo filo-georgiano che nascerà nella regione contesa si doterà di apparati di sicurezza propri e che così "le già esistenti divisioni tra osseti e georgiani residenti in Ossezia del Sud sfoceranno in un nuovo confronto armato. Ma a differenza del 1991, quando solo i separatisti osseti ebbero un appoggio esterno (la Russia, e per questo vinsero la guerra), stavolta i georgiani possono contare sul pieno sostegno politico e militare degli Stati Uniti e della Nato. La posta in gioco è ben superiore allo status dell'Ossezia del Sud: Washington contende a Mosca l'egemonia del Caucaso meridionale, regione attraversata dalle rotte del petrolio e del gas del Mar Caspio e porta settentrionale del Medio Oriente a ridosso dell'Iran.

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