Pietro Greco
Quattro milioni di bambini muoiono, ogni anno, per cause legate all'ambiente che possono essere modificate. Il tasso di mortalità da fattori ambientali su cui è possibile agire tra i bambini dei paesi in via di sviluppo è 12 volte superiore a quello dei bambini che nascono nei paesi sviluppati. È questo, forse, il dato più struggente che sottolinea Maria Neira, direttore del dipartimento di "Salute pubblica e ambiente" dell'Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS), nel presentare il recente rapporto, Preventing Desease Through Healthy Environments, che nel definire i modi possibili per prevenire le malattie realizzando ambienti più sani, offre un'analisi statistica dettagliata dell'incidenza che hanno i fattori ambientali su cui è possibile intervenire sulla morbilità e sulla mortalità nel mondo.
È uno dei rapporti più importanti nell'ambito di quel settore della sanità finora poco esplorato che potremmo definire "Salute e Ambiente". In passato i medici si sono occupati relativamente poco dell'incidenza dei fattori ambientali sulla salute e, in genere, in maniera settoriale. Si è studiata, per esempio, l'incidenza dei fattori ambientali sulla salute nei luoghi di lavoro o, piuttosto, il rapporto tra una singola causa, per esempio l'amianto, e una singola malattia, il mesotelioma. Ma raramente si è misurata l'incidenza globale di tutte le cause ambientali - ovvero, dell'ambiente nel suo complesso - sull'intera salute umana.
I dati forniti in questo rapporto dall'OMS sono davvero significativi e, probabilmente, prudenziali. Riguarda una costellazione di 102 diverse malattie e per ciascuna si è misurata l'incidenza di una causa ambientale.
I risultati ottenuti con il lavoro di oltre 100 esperti sono, in estrema sintesi, questi: il 24% di tutte le malattie che colpiscono gli uomini e il 23% di tutte le morti hanno una causa ambientale. Il che significa che l'ambiente gioca un ruolo decisivo nella nostra salute.
Ma i fattori ambientali non incidono in maniera uniforme. La loro impronta è maggiore nelle fasce d'età inferiori. Tra i bambini e i ragazzi fino di età compresa tra 0 e 14 anni, l'incidenza è del 50% maggiore rispetto alla media generale. E infatti la percentuale di morte per cause ambientali in questa fascia d'età è del 36%.
Inoltre ci sono marcate differenze regionali che nascondono differenze tra classi di reddito. I fattori ambientali sono responsabili del 17% delle morti nei paesi sviluppati, ma del 25% delle morti nei paesi in via di sviluppo e superano il 30% in Africa.
Le principali malattie generate da fattori ambientali modificabili accertati sono: la diarrea (al 94% dei casi di questa malattia è ambientale); le malattie respiratorie non acute (il 20% di queste malattie nei paesi sviluppati hanno una causa ambientale, come l'inquinamento indoor, ma la percentuale sale al 42% nei paesi in via di sviluppo); gli incidenti sui posti di lavoro e le ferite da radiazioni (dovute per il 44% a fattori ambientali accertati); la malaria (per il 42% i contagi sono dovuti a cause ambientali).
La diarrea è responsabile del 29% della morbilità per cause ambientali; le malattie respiratorie non acute del 16%; la malaria del 10%. Ma hanno un peso importante (6% ciascuno) anche i disordini neuropsichiatrici e le malattie che incidono sulla salute dei neonati e delle puerpere.
Tutti questi numeri - accanto a quelli tutti italiani relativi all'incidenza degli inquinanti prodotti dall'Ilva di Taranto sulla salute dei cittadini della città pugliese - ci dicono quanto importante sia l'ambiente sulla nostra salute. E anche quanto importante sia l'azione per rimuovere la cause ambientali delle malattie. Ma il rapporto ci dice anche qualcosa di più: questa enorme quantità di sofferenza e i fattori che la determinano può essere modificata solo attraverso un grande cambiamento culturale: non è possibile tenere separate la salute e l'ambiente, non è possibile tenere separate le politiche sanitarie dalle politiche ambientali.