La Rete Primo marzo ancora una volta al Cie di Modena per denunciare casi e puntare l'attenzione sulla privazione dei diritti umani, diritto alla cura e alla salute, diritto di libera circolazione delle persone recluse nei centri d'identificazione ed espulsione.

Nella struttura modenese vi sono all'oggi 35 persone in maggioranza giovanissimi: sono infatti oltre l'80% i ragazzi nati fra il 1973 e il 1990, in prevalenza tunisini (40,7%) marocchini (28,8%) nigeriani (6,8%)  di cui il 20% (dati da luglio a fine settembre) provenienti dal carcere. Fra questi, sono due i casi degni di particolare attenzione che ci parlano da un lato dell'arrivo dei minori sul suolo nazionale, e dall'altro dello sfruttamento del lavoro migrante.

"Il primo riguarda un ragazzo giunto in Italia all'età di otto anni, che ha completato tre cicli di studi arrivando alla maturità e che dopo 22 anni qui, benché abbia la famiglia residente sul territorio, è privo di permesso di soggiorno. Ci chiediamo: non aveva identità? Non era identificabile? Se ha commesso reati non dovrebbe comunque essere al Cie - ha dichiarato Cécile Kyenge, portavoce nazionale Primo marzo - 

L'altro è relativo a un ragazzo proveniente dalla Nigeria che lavorava da dieci anni come operaio in una ditta della provincia, il cui datore non ha mai voluto procedere alla regolarizzazione e il ragazzo non poteva pagare la cifra richiesta, come invece hanno fatto gli altri colleghi: è stato preso sul posto di lavoro, ma l'aggravante è data dalla mancanza di conoscenza riguardo alle procedure di richiesta di asilo politico per motivi religiosi di cui, invece, avrebbe diritto. Da questo punto di vista risulta particolarmente importante l'avvio dello sportello legale proposto dalla garante Desi Bruno".  In merito al caso del ragazzo sub sahariano detenuto al Cie e poi ricoverato in ospedale la Kyenge ha continuato spiegando la situazione: "dopo la messa in osservazione della scorsa settimana, oggi sarà preso in considerazione il suo caso per valutare cosa fare dal punto di vista medico specialistico e giuridico, ed individuare quale percorso di tutela avviare sul territorio.

Nel Cie hanno poi rafforzato le misure di sicurezza cambiando e cementando le sbarre, riconfermando così la misura detentiva dei reclusi. La rete Primo marzo ribadisce con forza la necessità di arrivare ad una abrogazione della legge Bossi-Fini nazionale e a livello europeo alla chiusura dei Cie: in questo senso facciamo nostre le dichiarazioni del Sen. Di Giovan Paolo sulla reintroduzione dei permessi per ricerca lavoro".

Il Sen. Roberto Di Giovan Paolo, membro della Commissione Speciale del Senato per i Diritti Umani, che ha visitato il Cie modenese sabato scorso assieme alla Kyenge e all'avvocata Alessandra Ballerini, si è infatti pronunciato in modo netto sulla chiusura del Cie e nell'ambito della formazione per amministratori organizzata dal Pd sabato scorso, ha affermato: "I Cie sono un costoso fallimento. Introducendo lo sponsor per il lavoro e una identificazione fatta nei paesi di origine servendosi della riorganizzazione dei consolati e dotando i migranti di un biglietto di viaggio con pds per ricerca lavoro, ad esempio di 6 mesi più 6 mesi, con un pagamento della tessera sanitaria per Ausl in cui risiederà il migrante, si potrebbe ovviare agli sbarchi togliendo spazio agli scafisti. Se si accettasse l'immigrazione come ricchezza eviteremmo di perdere forza lavoro, nuove idee e creatività in un momento in cui vi è forte bisogno di crescita economica - ha detto il Senatore -  Compiendo questo avanzamento d'identificazione volontaria nei paesi di partenza, inoltre, si restringerebbe il campo di chi delinque e l'annosa opera dei controlli da parte delle forze dell'ordine. Certo è una soluzione che postula un cambio di mentalità e un governo politico che abbia voglia di fare questo passaggio" ha concluso.

* Sen. Roberto Di Giovan Paolo (Pd) è membro della Commissione Speciale del Senato per i Diritti Umani. Segretario Generale dell'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa; membro della IX commissione permanente (agricoltura e produzione alimentare) e segretario della XIV commissione permanente (politiche dell'Unione Europea); membro della XIII Commissione, Ambiente.

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