Resta alta la tensione Dopo l'attentato di venerdì.

Tre morti a Tripoli, nel nord del paese. L'esercito in campo. Annunciate «misure decisive» per prevenire il caos.

È di tre morti il bilancio degli scontri a Tripoli, nel nord del Libano, mentre le strade del Paese dei Cedri restano bloccate per evitare ulteriori confrontazioni violente. Domenica il ministro degli Interni libanese Marwan Charbel ha definito gli eventi come «una reazione emotiva» all'uccisione, venerdì, del generale Wissam al-Hasan, capo della cellula informativa delle Forze di sicurezza interna. Hasan è rimasto ucciso da un'autobomba nel quartiere di Ashrafieh a Beirut. Scambi di colpi di arma da fuoco tra militari e uomini armati si sono registrati anche in un quartiere sunnita di Beirut. I soldati hanno risposto al fuoco dopo essere stati presi di mira mentre cercavano di riaprire una strada a Tariq Jdideh, quartiere a ovest della capitale libanese, bastione del leader dell'opposizione Saad Hariri. Uomini armati e con il volto coperto nella mattina avevano impedito alle vetture di passare in avenue Qasqas, bloccando la strada con rifiuti, pietre e pezzi di ferro.

FASE CRITICA - L'esercito libanese ha riferito che la nazione sta attraversando una fase critica, dopo l'attentato di venerdì a Beirut, nel quale è stato assassinato il capo dei servizi di intelligence della polizia libanese, il brigadier generale Wissam al-Hassan, un sunnita di posizioni anti-siriane. «Chiediamo a tutti i leader politici di adottare la massima prudenza quando esprimono le loro opinioni», è stato l'invito delle forze armate, che hanno annunciato «misure decisive» per prevenire il caos nelle zone dove la tensione è più alta. «Noi siamo determinati a reprimere ogni attentato alla sicurezza e a preservare la pace civile», ha scritto in un comunicato il comando delle forze armate. «Gli ultimi sviluppi dimostrano con chiarezza che il Paese sta attraversando un momento critico, e la tensione ha raggiunto in alcune zone livelli senza precedenti», si sottolinea nella nota.

GLI SCONTRI - In mattinata i soldati hanno effettuato perquisizioni in diversi edifici nei dintorni della capitale, dopo che, negli scontri avvenuti nella notte in diverse città del paese, almeno due persone sono morte e 16 sono rimaste ferite. Le due vittime sono morte una nella città settentrionale di Tripoli e un'altra, un uomo, nell'area di Wadi Zayneh, a nord di Sidone. Gli scontri si sono verificati fra uomini armati sunniti e sciiti. Nella capitale hanno coinvolto due quartieri, ma soprattutto quello di Tariq Jadideh, a prevalenza sunnita.

TENSIONE - La tensione nel Paese è salita a seguito dell'attentato di venerdì è visto come l'episodio più destabilizzante per la regione dall'assassinio del primo ministro Rafik al-Hariri, avvenuto nel 2005. Ciononostante, la stampa locale avverte che sebbene la tensione tra sette diverse sia alta, nessuno desidera tornare alla guerra civile».

LA SIRIA - Recentemente si sono riaccesi gli scontri fra i gruppi libanesi che sostengono il regime siriano di Bashar Assad e quelli che vi si oppongono. La maggior parte dei sunniti libanesi si è mostrata a sostegno dei ribelli siriani, perlopiù sunniti; gli sciiti libanesi, invece, appoggiano tendenzialmente Assad. Il presidente siriano, come gran parte dei membri del regime di Damasco, è un membro della setta alawita, ramificazione dello sciismo. Molti politici hanno attribuito alla Siria la responsabilità dell'attentato di venerdì. Domenica, durante il funerale di al-Hassan, alcuni dimostranti hanno provato ad assaltare il palazzo del governo a Beirut ma sono stati respinti dai soldati, che hanno sparato in aria e hanno lanciato lacrimogeni.

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