Alessandria, 19 ott - Ad Alessandria le cooperative sociali che si occupano di servizi di assistenza alle persone con disagio non ce la fanno più. Per i servizi già erogati aspettano pagamenti per circa 8 milioni di euro e con un camper chiedono "Fino a quando?" si può andare avanti così. Non si tratta solo di tutelare mille posti di lavoro, ma le altrettante vite che di quei servizi di avvalevano traendo un sollievo da contesti particolari e di disagio.
Le cooperative che per dieci giorni presidieranno Piazza della Libertà, si occupano di assistenza a donne sole vittime di violenza, a tossicodipendenti, persone con problemi di alcolismo e portatori di handicap. E' quel terzo settore che consente allo Stato italiano di reggere un sistema di welfare che altrimenti non sarebbe in grado di offrire. E se il rapporto Caritas solo pochi giorni fa ritraeva un Paese con 6 milioni di poveri (quasi il 10% della popolazione) il terzo settore delle cooperative e delle professionalità nei servizi alle persone andrebbe considerato un po' di più una costola in un contesto dove a zoppicare sono sempre più persone. Non solo le fasce medio basse che con la crisi hanno rasentato la povertà, ma anche quei migliaia di giovani che i rapporti descrivono sempre più sfiduciati nel futuro. In questo momento di crisi aumentano i consumi di droghe, alcool e giochi d'azzardo. Scappatoie che regalano momenti di brivido in una vita che appare senza chance.
Demolire il terzo settore, affamando le cooperative, licenziando gli operatori non farà che aumentare e scatenare il disagio sociale nelle strade. Basti pensare al tossicodipendente che fino ad oggi si è recato in una struttura di riferimento e che domani potrebbe trovare il cancello chiuso. E così via. Cancellando i servizi non si eliminano i problemi e neppure le persone. Uno Stato che non sa investire sul proprio territorio partendo proprio dalle fasce più deboli è uno Stato che è costretto per sempre a zoppicare.