Francesco Clemente e Carlo Manzo

Il debito degli ospedali verso le aziende è di 5 miliardi di euro. Si tratta di fatture saldate, in media, dopo ben 10 mesi. È la denuncia di Assobiomedica, che fotografa una situazione drammatica, aggravata da un emendamento al decreto Balduzzi, che sospende i pignoramenti per le Regioni in rosso fino a fine 2013.

Asl e ospedali pubblici fanno sempre più fatica a pagare le imprese fornitrici di dispositivi medici e sono sempre più le aziende di settore a rischio, tra stretta creditizia, spending review e un recente emendamento al decreto Sanità del ministro Renato Balduzzi, in corso di approvazione definitiva alla Camera, che blocca fino a fine 2013 i pignoramenti verso gli enti sanitari sottoposti a piani di rientro. Una misura che rischia di dare un colpo durissimo al settore biomedicale.

La denuncia arriva da Assobiomedica, la federazione di Confindustria che riunisce le aziende fornitrici di tecnologie biomediche, diagnostiche, apparecchiature medicali, servizi e telemedicina. L'occupazione del settore è in calo del 2,7% e le previsioni fino al 2015 parlano di una flessione del 13%, circa 6.900 addetti in meno.

Stando al report nazionale aggiornato ad agosto scorso, il debito delle strutture pubbliche delle Regioni verso le aziende ammonta a poco più di 5,1 miliardi di euro e, in media, si tratta di fatture che vengono saldate nel giro di 291 giorni. Sei mesi in meno rispetto ai tempi del sistema sanitario nel Mezzogiorno (513 giorni nelle otto regioni inquadrate come area dall'Istat) che in stand-by ha somme pari a 2,8 miliardi di euro, ma l'attesa è record rispetto al quadro europeo. L'Italia fa infatti meglio solo di Spagna (300) e Grecia (500), peggio invece di Portogallo (230), Repubblica Ceca (220) e Bulgaria (180), ma soprattutto rispetto ai tempi dei sistemi sanitari di Regno Unito, Norvegia e Germania che rimborsano i creditori rispettivamente nel giro di 45, 40 e 30 giorni.

Lo studio si basa sul cosiddetto indice "Dso" (days of outstanding payments), il numero di giorni che separano mediamente la data di fatturazione da quella di incasso delle aziende associate. Nel dettaglio per Regione, la maglia nera dei ritardi va alla Calabria dove l'industria biomedicale aspetta poco più di due anni e mezzo (951 giorni) e ha un credito di 456 milioni euro con le aziende sanitarie. Meglio di tutte invece fa il Friuli che riesce ad onorare le fatture in 84 giorni e, con uno scoperto di appena 41 milioni euro (0,8% del totale nazionale), si attesta come il "miglior debitore" nel complessivo regionale. Stando poi alle statistiche per ente sanitario, si passa dall'Asl Napoli 1 Centro che paga addirittura dopo 1.836 giorni all'Asl 6 di Pordenone che stacca l'assegno in soli 46 giorni.

La situazione viene denunciata da Assobiomedica dal 2010, ma il peggio sembra essere arrivato con un emendamento al decreto Balduzzi approvato dalla commissione Affari sociali della Camera che proroga al 31 dicembre 2013 il blocco dei pignoramenti verso gli enti sanitari delle regioni sottoposte a piano di rientro (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). «La proroga - commenta Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica - rappresenta un'altra batosta per le imprese fornitrici del Servizio sanitario nazionale, già duramente tartassate da tempi di pagamento che non hanno riscontro nei principali Paesi europei. Misure come questa non fanno che ostacolare la crescita del Paese, rallentando lo sviluppo di un'industria già penalizzata dalla spending review e dai ritardi nei pagamenti delle altre regioni».

L'emendamento al decreto Balduzzi riprende ciò che era già stato disposto nella manovra finanziaria per il 2011. «Dopo i provvedimenti penalizzanti adottati quest'anno - continua Rimondi - e dopo il fallimento a oggi delle misure enfaticamente approvate come l'avvio dello sblocco dei debiti della Pa, si ha la sfrontatezza di ricorrere ancora una volta a una decisione chiaramente incostituzionale, che per eludere giudizi d'illegittimità viene rinnovata di anno in anno».

L'associazione dei fornitori biomedicali ha già presentato ricorso alla Commissione europea. Proprio a livello comunitario le norme su scadenze e interessi di mora sono state modificate a ottobre dello scorso anno (direttiva 2010/26/CE): la nuova cornice normativa (da recepire entro due anni) ha reso più stringente l'obbligo di pagare le fatture entro 60 giorni con mora automatica calcolata sui tassi della Banca centrale europea maggiorati dell'8 per cento.

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