«Sarebbero possibili con una frazione di quanto spendono i governi in sussidi dannosi per l'ambiente».
L'United Nations environment programme (Unep) ha presentato alla Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (Cop 11 Cbd) in corso a Hyderabad, in India, il "Protected Planet Report 2012: Tracking progress towards global targets for protected areas" chef a il punto sui progressi degli obiettivi presi a livello internazionale per le aree protette.
Lo studio, realizzato dal World conversation monitoring centre (Wcmc) dell'Unep in partnership con l'International union for the conservation of nature (Iucn) è il primo di una serie annuale di rapporti che monitoreranno gli sforzi globali per sostenere e ampliare le aree protette. Secondo Unep e Iucn, «nonostante il crescente numero di riserve naturali, parchi nazionali ed altre aree protette in tutto il mondo, la metà delle zone più ricche al mondo di biodiversità restano completamente non protette».
La cosa positiva che emerge dal rapporto è che «le aree protette sono state gestite in modo più equo, con un ruolo maggiore per le comunità indigene». Ma le dolenti note tornano quando si parla di soldi: «Gli attuali investimenti nelle aree protette sono solo circa la metà di ciò che è necessario per sostenere le specie in via di estinzione, la protezione degli habitat minacciati e dare tutti i benefici che le aree protette gestite in modo sostenibile sono in grado di fornire».
L'Unep ricorda che due anni fa, alla Cop10 Cbd di Nagoya, i governi del pianeta si sono dati l'obiettivo che, entro il 2020, «almeno il 17% delle aree terrestri e il 10% per cento delle zone marine del mondo saranno o equamente gestite e salvaguardate». Secondo il Protected Planet Report 2012, dal 1990 le aree protette sono aumentate di numero di quasi il 60% e in superficie di poco meno del 50%, ma afferma che «Una cattiva gestione e la mancanza di finanziamenti e di dati essenziali sulle aree protette significano che il mondo non sta compiendo sufficienti progressi verso gli obiettivi del 2020».
Oggi sarebbe protetto poco più del 12% delle aree terrestri del mondo, per raggiungere l'obiettivo della Cbd del 17% sarebbe necessario tutelare ufficialmente altri 6 milioni di Km2 di territori ed acque interne: una superficie grande di più di due volte quella dell'Argentina. L' Aree marine protette (Amp) sono messe molto peggio: attualmente è protetta circa l'1,6% della superficie dei mari e degli oceani del nostro pianeta, per lo più in aree costiere. Per raggiungere l'obiettivo del 10% è necessario tutelare ufficialmente altri 8 milioni di Km2 di aree marine e costiere: un'area poco più grande dell'Australia. Va però detto, e lo conferma anche lo studio Unep/Icn, che negli ultimi anni il numero di Samp di grandi dimensioni è cresciuto in modo significativo: «Oggi, ci sono più di 13 aree marine protette ciascuna con una superficie superiore a 100.000 Km2. Nel complesso, dal 2003 la copertura delle aree marine protette è aumentata di oltre il 150%».
Presentando il rapporto ad Hyderabad, il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, ha sottolineato che «le aree protette contengono circa il 15% degli stock di carbonio del mondo e sostengono la sussistenza di di vita di oltre un miliardo di persone, il che le rende un fattore cruciale nel sostenere la biodiversità, i servizi ecosistemici e le condizioni di vita umane. Questo nuovo rapporto fornisce non solo i fatti e le cifre richieste dai decision-makers parte dei decisori, ma delinea anche le modalità per superare le sfide fondamentali per la gestione delle aree protette. Mette in evidenza le principali azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi internazionali e per sfruttare i molteplici benefici economici e ambientali che le aree protette gestite in maniera sostenibile sono in grado di fornire».
Lo studio utilizza una serie di indicatori per valutare lo status delle aree protette, che includono le "ecoregioni" (aree di grandi dimensioni con combinazioni caratteristici di specie distinte dalle aree adiacenti) e altre aree della biodiversità riconosciute a livello internazionale, come le Important bird areas (Iba), ne viene fuori che «la rete mondiale di aree protette non fornisce ancora un'adeguata copertura delle ecoregioni terrestri del mondo. Gli ultimi dati mostrano che nella metà delle principali ecoregioni del mondo solo il 10% della loro area è protetta. Un altro 10% delle ecoregioni globali hanno meno dell'1% per cento del proprio territorio protetto, suggerendo lacune critiche in materia di protezione della biodiversità».
Per il mare la situazione è ancora una volta più critica: «Solo il 13% delle ecoregioni marine del mondo sono comprese nel 10% destinato a coprire il target Cbd». Per questo, «E' necessaria una fortissima accelerazione nella creazione o espansione delle Aree marine protette per coprire i siti strategici e ridurre i divari della biodiversità». Il numero di Iba completamente ricoperto da aree protette è salito al 28% ma quasi la metà non è coperta del tutto e questo potrebbe avere un impatto significativo sugli sforzi per ridurre la perdita di specie e habitat: «In Australia, il 13% di tutte le specie minacciate e il 21% delle specie minacciate criticamente non sono protette da nessuna area protetta. In Africa, circa il 26% delle specie di uccelli minacciate non sono coperti da alcuna area protetta». L'insieme dei dati globali per le Important bird areas e altri siti essenziali per la biodiversità sono diventati disponibili solo negli ultimi 10 anni e lo studio evidenzia che «sono necessari sforzi supplementari per garantire che i decision-makers abbiano accesso ai dati aggiornati sulla localizzazione delle ecoregioni marine e terrestri».
Secondo il rapporto Unep/Iucn, «la performance ecologica delle aree protette rimane poco conosciuta. Sono necessari ulteriori studi per analizzare e l'impatto delle aree protette su specie, ecosistemi e risorse genetiche. Ciò richiederà anche migliori e completi datasets sulle aree protette e sulle tendenze della biodiversità al di fuori delle zone protette».
L'Unep sottolinea il tema della governance dei Parchi terrestri e delle Amp: «Dalle riserve naturali di piccole dimensioni ai grandi parchi nazionali, tutte le aree protette richiedono una gestione efficace per raggiungere i loro obiettivi. I Paesi si sono inoltre impegnati a gestire le aree protette in un modo più equo, nel quale le comunità indigene, la società civile e gli altri organismi non governativi svolgano un ruolo attivo. Secondo uno studio 2010, meno di un terzo delle aree protette del mondo ha un piano di gestione in atto e solo un quarto di tutte le aree protette sono state giudicate come aventi una "buona gestione". La mancanza di fondi, strutture e attrezzature, la carenza di personale e l'interazione limitata con le comunità locali sono tra i principali ostacoli ad una gestione efficace».
L'Iucn, proprio per promuovere una gestione efficace e maggiori valutazioni periodiche, sta lavorando per sviluppare una "Green List" delle aree protette marine e terrestri ben gestite. Per quanto riguarda l'adozione di approcci di gestione più inclusivi delle aree protette, il rapporto sottolinea lcune tendenze positive: «Dal 1990 al 2000, la superficie totale protetta gestita da organismi non governativi, o in co-gestione, è passata da circa il 4% al 23%. Tra il 2000 e il 2009, nelle isole del Pacifico, il numero di aree marine gestite a livello locale è aumentata da 4 a 419». L'Unep-Wcmc ed i suoi partner hanno da poco iniziato a lavorare ad un registro globale di foreste, zone umide, paesaggi, villaggi lacustri, fiumi ed altri habitat che sono gestiti dalle comunità locali e/o indigene, con l'obiettivo di evidenziare le esperienze di successo e le tecniche che possono migliorare la gestione equa delle aree protette in tutto il mondo.
Ma il problema sono sempre i finanziamenti. L'Unep ricorda che «le aree protette svolgono un ruolo economico fondamentale attraverso i preziosi servizi ecosistemici che forniscono, come ad esempio, tra gli altri, la fornitura di acqua pulita alle comunità locali e la promozione dell'eco-turismo. Precedenti studi dell'Unep hanno dimostrato che i benefici economici complessivi di aree protette superano di gran lunga il costo della loro gestione. Tuttavia, la mancanza globale di fondi per le aree protette attualmente è valutata in miliardi di dollari Usa».
Ad esempio, in Africa una gestione efficace del 10% delle sue ecoregioni costerebbe circa 630 milioni di dollari l'anno, circa il doppio di quanto si spenda attualmente per le aree protette istituite in tutto il continente. In America Latina e nei Caraibi, la mancanza di fondi annua è del 64% di quanto sarebbe necessario per gestire le aree protette. L'Italia, aggiungiamo noi, si distingue in Europa per i tagli continui ai finanziamenti ai Parchi ed alle Amp, con cifre ridicole rispetto a quelle stanziate dai grandi Paesi europei e con una completa noncuranza per gli accordi internazionali ed europei sottoscritti.
"Protected Planet Report 2012 raccomanda che «le aree protette sviluppino ulteriormente flussi di reddito alternativi, quali le spese turistiche, il finanziamento del settore privato e il pagamento per i servizi ecosistemici. Cambiare le attuali pratiche della spesa pubblica per l'ambiente è di notevole interesse anche per la conservazione della biodiversità. Secondo uno studio del 2009, un sistema delle aree protette terrestri che coprano il 17% superficie mondiale (nel 2020), sarebbe possibile stabilendo e gestendo una frazione dell'importo attualmente speso dai governi in sussidi dannosi per l'ambiente». A noi vengono in mente i sussidi alle energie fossili, ma anche l'acquisto degli F35 in Italia mentre Parchi ed Amp rischiano di morire di inedia.
Il rapporto raccomanda le seguenti misure fondamentali per garantire che possono essere soddisfatti gli obiettivi del 2020 per le aree protette: Accelerare l'espansione strategica della rete di aree protette, e l'aumento della copertura delle ecoregioni e altri siti importanti per la biodiversità; Migliorare la comprensione dei benefici delle aree protette nel sostenere biodiversità ed i servizi ecosistemici; Espandere le valutazioni della gestione efficace delle aree protette; Rafforzare il coinvolgimento delle comunità locali; Finanziamenti sicuri e sostenibili per le aree protette; Per migliorare i dati sulle aree protette, migliorare i rapporti nazionali, con i datasets esistenti, come ad esempio il World database on protected areas, gestito dall'Unep-Wcmc.
"Protected Planet Report 2012: Tracking progress towards global targets for protected areas" è disponibille in inglese, francese e spagnolo all'indirizzo http://www.unep-wcmc.org/ppr2012_903.html