di Monica Ricci Sargentini

Donne

Circa 5mila donne sono state stuprate quest'anno nella provincia est del Nord Kivu in Repubblica democratica del Congo, dove dall'aprile scorso proseguono i combattimenti fra l'esercito governativo e i ribelli del gruppo M23. La notizia è stata diffusa ierida un ospedale locale. "Il numero degli stupri è salito in maniera drammatica - ha dichiarato alla France Presse Justin Paluku, un ginecologo del Heal Africa hospital a Goma, il capoluogo della provincia - abbiamo registrato 5mila donne stuprate dall'inizio dell'anno. È un dramma".

L'instabilità della regione si è intensificata dall'aprile scorso quando parte dei soldati dell'esercito governativo hanno disertato, non riconoscendo un accordo di pace siglato il 23 marzo 2009 e proprio ispirandosi a quella data si sono dati il nome di M23. Il gruppo è guidato dal generale Bosco Ntaganda, ricercato dal Tribunale dell'Aja per crimini contro l'umanità. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite il gruppo è sostenuto dal Ruanda che sarebbe  interessato ad assumere il controllo della regione ricca di minerali. Per questo ieri l'elezione del Ruanda nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha causato non poche polemiche.

Nel  rapporto confidenziale delle Nazioni Unite si indica il ministro della Difesa dello Stato africano come il comandante «de facto» della rivolta. Le stesse accuse sono state fatte anche all'Uganda ma entrambi i governi negano e anzi siedono al tavolo della Conferenza intergovernativa dei Grandi laghi (Icglr) che riunisce gli stati dell'Africa centrale e che si è tenuta più volte negli ultimi mesi per trovare una soluzione al conflitto. Durante l'ultimo incontro della Icglr è stato deciso il dispiegamento di una forza neutrale nella zona.

A causa dei combattimenti centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case, mentre le organizzazioni per i diritti umani hanno registrato esecuzioni sommarie di ragazzi soldato che si rifiutano di essere arruolati dagli M23.

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