di Benedetta Argentieri
I numeri, a volte, possono fare paura. Perché a guardarli bene raccontano la società di oggi. E nel caso della disoccupazione la preoccupazione è lecita. Soprattutto per quel che riguarda i giovani. Un nuovo studio di Eurostat racconta quello che sta accadendo nei paesi europei. Il grafico, del The ?Atlantic, parla chiaro: sempre più ragazzi non hanno un lavoro ed è una condizione in crescita. I dati sono aggiornati ad agosto e presentati solo ora. In Grecia si parla del 55 per cento. La Spagna il 53. Questo vuol dire che ci sono più persone sotto i 25 anni che non hanno lavoro, rispetto a chi ce l'ha. E in Italia? Almeno uno su tre non ha un impiego.
Questi dati, però, non tengono conto delle persone che hanno smesso di cercare lavoro. Con il risultato che le percentuali "reali" rischiano di essere molto più alte. I numeri che arrivano da Atene spaventano anche in Italia. "Queste sono tutte persone che non hanno alcun tipo di garanzia", spiegano da San Precario, collettivo che da anni si occupa, appunto, di lavoro precario e non solo. Più volte ha proposto soluzioni alternative a quelle dei governi per combattere la crisi. La verità, continuano è che "in Italia i giovani si salvano grazie ai genitori che hanno un lavoro o una pensione". Il famoso tesoretto che però "si va erodendo".
E così mentre in tutta Europa esiste "un welfare che tutela anche chi non riesce a trovare lavoro, il nostro Paese e la Grecia sono gli unici che non danno alcuna assicurazione", aggiunge Alessandro Rozza, direttivo nazionale di Tilt. Associazione che con Bim e San Precario, ha promosso una proposta di legge: Il Reddito minimo garantito. "E' una forma di garanzia di continuità di reddito. In altre parole se rispondi ad alcuni canoni potresti ricevere un assegno di 600 euro al mese". La cifra è calcolata in base al nucleo famigiliare. "Ma comunque sarebbe esteso a tutti". Una maniera, sottolinea Rozza, "per tutelare tutta la popolazione che sia precario o appena fuoriuscito dal mondo del lavoro". Ma i soldi? Molti docenti universitari hanno preparato studi secondo cui le risorse necessarie si possono recuperare senza grandi sforzi. E, secondo i promotori del progetto: "Così si permette una riattivazione economica. Quando le persone hanno un reddito, spendono". Per presentare la norma in Parlamento ci vogliono 50mila firme e, grazie a volontari e attivisti, ne sono già state raccolte decine di migliaia.
Questa è una soluzione proposta dal basso. Voi che ne pensate, potrebbe funzionare?