Passa il maxiemendamento del governo e poi tutto il testo. Severino: «Grande soddisfazione»
Stavolta il governo ce l'ha fatta. Almeno al Senato. Palazzo Madama con 228 sì, 33 no e due astenuti rinnova la fiducia al governo approvando il maxiemedamento al ddl sulla corruzione, interamente sostitutivo del testo presentato dal ministro della Giustizia Paolo Severino. Il provvedimento nel suo complesso è stato successivamente approvato 256 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti. Il provvedimento passa ora alla Camera in quarta lettura. «C'è grande soddisfazione per il governo che ha creduto in questo ddl ma anche per un Parlamento che ne ha compreso il valore e lo ha condiviso con numeri significativi» ha detto il ministro della Giustizia dopo l'approvazione.
SEVERINO - Il testo del provvedimento è una versione ridotta di quella che inizialmente era nelle intenzioni del governo. Il ministro della Giustizia aveva spiegato in aula che se nel ddl si fossero inseriti anche i cosiddetti «reati satellite» - falso in bilancio, voto di scambio, autoriciclaggio e questione prescrizione - «si sarebbe solo affollato il provvedimento e, nonostante il governo lo consideri una priorità del proprio programma, con una massa di tutte queste materie, lo avremmo rallentato fino all'estinzione».
LA FIDUCIA - Nella riunione di martedì notte Governo e maggioranza avevano sciolto anche il nodo della scrittura dell'articolo 18 sui magistrati fuori ruolo.
«Questa è una legge che oggi ancora più di ieri noi tutti riteniamo indispensabile per il Paese, una legge della quale credo che l'Italia possa sentirsi orgogliosa», aveva detto il ministro alla Giustizia concludendo la sua replica sul ddl in aula al Senato. «Oggi - ha aggiunto il guardasigilli - sembra che questo provvedimento sia carta straccia e che si siano persi mesi. Non è vero che non abbiamo costruito nulla. Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria ma bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c'è dietro ad ogni provvedimento». Severino ha poi ribadito: «Il governo sarà sempre pronto a intervenire quando si tratterà di completare il quadro intorno a questa legge».
«NO ACCUSE CHE DEMOLISCONO» - Il Guardasigilli aveva anche replicato alle pesanti accuse giunte ieri dai banchi dell'Idv: «Una replica doverosa da un governo di persone oneste - ha detto - e che interviene su quello che è stato detto ieri in aula e cioè che noi non vogliamo il provvedimento perché siamo amici degli amici dei corrotti: questo non possiamo permetterlo perché non è vero ed esalta le forme di demolizione che sono presenti nel paese e che gli impediscono di crescere». L'importante è che per la prima volta nella storia italiana si affronti il problema della corruzione con tempestività» al contrario «di quando, all'epoca di Mani pulite, la politica cercò di frenare l'azione della magistratura», ha aggiunto il ministro.
INCANDIDABILITÀ - Una volta che il disegno di legge anti-corruzione sarà definitivamente approvato e diventerà legge «con assoluta tempestività il governo interverrà anche sulla materia della incandidabilità» dei condannati, perché «il governo mantiene i propri impegni così come li ha mantenuti su questo ddl», ha detto il ministro Severino, al termine della discussione generale sul disegno di legge. «Confido che la Camera adotti lo stesso atteggiameno sul tema della incandidabilità su cui c'è stato un preciso impegno del governo ad accogliere ordini del giorno per attuare» la delega «nei tempi più riduttivi rappresentati».
«ALTERA L'ECONOMIA» - «La corruzione mina in radice il principio di uguaglianza che vuol dire pari opportunità di tutti i cittadini di poter concorrere a poter realizzare le loro aspirazioni», ha detto il ministro alla Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, nella sua replica in aula al Senato sul ddl anticorruzione. «La corruzione si combatte in primo luogo prevenendo il fenomeno ed evitando i danni di natura economica», sottolinea Griffi. E aggiunge: «La corruzione altera sicuramente il sistema economico e i meccanismi della concorrenza del mercato determinando costi imprompri ma anche con ricadute di tipo etico».