ROMA - Il sistema del welfare non sa gestire le nuove forme di povertà. La Caritas Italiana lancia l'allarme per le nuove emergenze sociali causate dalla crisi economica. Il Rapporto sulla povertà 2012 è chiaro. Il numero di italiani che si sono rivolti ai Centri Caritas negli ultimi anni è del 33,3% contro il 23,1% del 2009. Povertà economica, lavoro e casa i principali bisogni per i quali si chiede aiuto alla Caritas.
LE COLPE DEL WELFARE - Diversi i limiti evidenziati: la dispersione delle misure economiche su un gran numero di provvedimenti nazionali, regionali, locali, gestiti da enti e organismi di diversa natura, senza un coordinamento complessivo;. Poi c'è l'estremo ritardo con cui vengono attivate le misure di sostegno economico, soprattutto quelle legate alla perdita del lavoro e alla perdita di autonomia psico-fisica e non giova nemmeno l'estrema varietà nella definizione del livello di reddito della famiglia, necessario per poter usufruire di determinate prestazioni.
Il forte carattere categoriale di gran parte delle misure di sostegno economico o di agevolazione tariffaria degli enti locali: le soglie e i criteri di accesso alle varie opportunità assistenziali sono estremamente diversificate, creando dei vicoli ciechi spesso difficili da prevedere all'avvio dell'iter di richiesta della misura.
Infine, il progressivo restringimento delle disponibilità finanziarie nel settore socio-assistenziale sta determinando la chiusura o la negazione repentina dei diritti ad una serie di fasce sociali che, fino a poco tempo fa, beneficiavano dell'intervento. L'effetto complessivo, sottolinea il rapporto, è quello di "un vero e proprio percorso a ostacoli, dotato di irrazionale logica, in cui la presenza di barriere e veti incrociati rende quasi impossibile l'esigibilità dei diritti e la fruizione tempestiva del servizio, anche in presenza di oggettive situazioni di bisogno".
I "NUOVI"POVERI - Negli ultimi 3 anni il numero degli italiani che si sono rivolti ai Centri Caritas è salito al 33,3%. Per il Rapporto povertà 2012 della Caritas si tratta soprattutto di casalinghe, +177,8%, anziani, +51,3%, e pensionati,+65,6%.
Il Rapporto, che per la prima volta quest'anno è stato realizzato interamente dalla Caritas senza il supporto tecnico-scientifico della Fondazione Zancan, si basa essenzialmente sulle persone che nel corso del 2011, e per alcuni aspetti anche nei primi sei mesi del 2012, ai sono rivolte ai Centri di ascolto promossi dalle Caritas diocesane italiane che hanno aderito alla rete di rilevazione online avviata da Caritas Italiana, 191 su un totale di 2.832.
A livello complessivo, si conferma la presenza di una quota maggioritaria di stranieri rispetto agli italiani, con il 70,7% contro 28,9% nel 2011, ma questi ultimi sono aumentati in misura esponenziale negli ultimi due anni, se si pensa che nel 2009 erano il 23,1%, e del 15,2% tra il 2011 e i primi sei mesi del 2012, quando hanno raggiunto il 33,3%. La maggiore incidenza degli immigrati raggiunge valori massimi nel Centro e Nord Italia, mentre, a causa di un elevato numero di poveri italiani, appare più bassa nel Mezzogiorno.