Federico Gasperini

In Italia, la strategia energetica nazionale dovrebbe puntare su riduzione dei consumi,  efficienza energetica e fonti rinnovabili. Sarebbe un  "non senso" andare a sforacchiare il territorio considerato anche che il nostro sottosuolo e i fondali marini non sono ricchi di fonti fossili. Detto questo se attraverso l'innovazione tecnologica si potrà ridurre l'impatto ambientale delle perforazioni petrolifere che comunque continueranno ancora per qualche decennio in varie parti del pianeta, ciò comunque rappresenterebbe un passo in avanti.

A tal proposito il gruppo di "Progettazione meccanica" del dipartimento di Ingegneria civile e industriale (Dici) dell'Università di Pisa ha recentemente siglato con Eni un accordo di due anni per sviluppare tecnologie innovative volte a migliorare l'affidabilità e la sicurezza delle perforazioni petrolifere e ridurre il loro impatto ambientale. Nello specifico, i ricercatori del dipartimento di Ingegneria civile e industriale guidati da Leonardo Bertini, ordinario di Progettazione meccanica e costruzione di macchine dell'Ateneo pisano,  lavoreranno sulle perforazioni orizzontali, le cosiddette "Extended reach drilling" (Erd), nelle quali, a un tratto di pozzo verticale iniziale relativamente breve, fa seguito un tratto orizzontale che in base alle tecnologie attuali può raggiungere circa i 10 km. «Uno degli scopi principali della ricerca sarà quello di sviluppare aste di tipo innovativo, in alluminio e acciaio, in grado di "galleggiare" nel fango di perforazione, annullando di fatto il contatto con la parete del tratto orizzontale del pozzo e, di conseguenza, le relative azioni di attrito- ha spiegato Bertini- Si ritiene, in tal modo, di poter estendere la lunghezza del tratto orizzontale del pozzo sino a 20 km e oltre.

I vantaggi delle perforazioni orizzontali che grazie al contratto di ricerca con l'Eni vogliamo massimizzare- ha continuato Bertini- consistono nella possibilità di incrementare le capacità estrattive del singolo pozzo, riducendo quindi il numero complessivo di perforazioni, e nella possibilità di raggiungere giacimenti anche piuttosto distanti dalla posizione in superficie, potendo quindi scegliere siti caratterizzati da maggiore compatibilità ambientale e/o minori costi».

Il contratto di ricerca, di oltre 500.000 euro, fra Università di Pisa ed Eni si inserisce in una pluriennale collaborazione che ha già prodotto importanti risultati scientifici e attrezzature di prova, installate presso il laboratorio di Meccanica del Dici.

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